F1/Una storia di Uomini ed Eroi

Storie di campioni

Max Verstappen a 25 anni con cinque gare di anticipo entra nella storia della Formula 1, laureandosi per la seconda volta campione del mondo proprio a Suzuka, dove esordì a 16, il più giovane di sempre.

Come l’olandese in questo sport sono in molti che sono e che saranno ricordati nel tempo. Per citare alcuni dei più famosi possiamo partire da Lewis Hamilton che alla pari con il “Kaiser” Michael Schumacher è premiato di ben 7 titoli mondiali, continuando con Alain Prost e Sebastian Vettel entrambi 4 titoli mondiali, fino al leggendario Juan Manuel Fangio con 5 campionati del mondo e terminando con il più grande pilota di tutti i tempi Ayrton Senna.

Altrettanti purtroppo però sono i piloti ormai dimenticati, dove il talento, il coraggio e la grandissima voglia di correre sono stati infranti in tristissime tragedie. Si tratta di storie di uomini che proprio come ogni appassionato amavano le corse e le auto più di ogni altra cosa. Per questo è giusto prenderci una pausa dal presente per ripercorrere soltanto alcuni ricordi di queste persone, ricche di insegnamenti , ormai dimenticate da una società che non da il giusto merito al loro passato.

Storie di Uomini ed Eroi

Tazio Nuvolari (1892-1953)

Ferrari trovò in Tazio il pilota che non sarebbe mai diventato, stile di guida totalmente fuori dalla concezione del tempo, spirito combattivo e caustico, particolare anche nel vestirsi: con la solita maglietta gialla canarino e la spilla a forma di tartaruga, l’animale più lento del mondo per il pilota più saettante del tempo, donatagli da D’Annunzio. Di Nuvolari ci rimane il carattere forte e il talento cristallino che lo facevano dominare tutte le gare in cui la monoposto non lo abbandonava, come la Mille Miglia o la Targa Florio. Il tempo non ha dato giustizia al talento innato che possedeva. Morirà afflitto dalla scomparsa dei propri figli, così un alone di leggenda sfumerà sempre quella sua tecnica di guida rivoluzionaria e quelle traiettorie che solo lui riusciva a percorrere. Parole del Drake: “Come quello là non ne nasceranno più”.

 

Wolfang Von Trips (1928-1961)

Per gli amici Taffy, “Il Barone Rosso”. Discese da una nobile famiglia terriera tedesca e sin da giovane si appassionò prima al motociclismo poi all’automobilismo. Con il consueto carattere tedesco si fece strada nei meandri della primordiale F1 giungendo a Maranello nel 1956 e giocandosi il mondiale nel 1961. Proprio in quel maledetto anno giunse all’ultima gara di Monza con diversi punti di vantaggio sul compagno Phil Hill. Trips Partì primo ma dopo due giri fu tamponato da Jim Clark, sbalzò via dall’auto e morì mentre la vettura uccise 12 persone negli spalti che guardavano la gara, rendendo un weekend di serenità una delle più grandi tragedie della Formula 1. Lo “Junker” che si poteva permettere tutto dalla vita, grazie alla sua ricchezza, ha preferito correre nonostante i chiari pericoli che i piloti correvano. Parole del Commendatore: “Era un signore alla guida come nella vita”.

 

Mike Hawthron (1929-1959)

Primo inglese a diventare campione del mondo F1,vincendo soltanto una gara. La sua personalità venne descritta precisamente dalla caratteristica “brevitas” di Enzo Ferrari che ne parlò come: “Un pilota discontinuo ma con un grande coraggio freddo e calcolato, una prontezza fenomenale, con la sua intelligenza riesce a colmare le sue lacune e nelle giornate in cui è in vena non teme rivali”. Grande amico di Luigi Musso, che perse la vita in battaglia con lui, e di Peter Collins. Si ritirò in seguito alla vittoria del campionato dopo la morte di Peter, anche lui morì in gara mentre era davanti a Mike. Di Hawthron ci rimane il suo coraggio nel continuare a correre nonostante la morte dei suoi due più grandi amici in griglia, dimostrando di essere un uomo forte e deciso a vincere il mondiale che successivamente dedicherà ai suoi due fratelli di corse. Anche lui morirà in auto, ma non in pista bensì su strada mentre sfrecciava a velocità folle sulla sua Jaguar.

 

Ignazio Giunti (1941-1971)

Soltanto 4 GP disputati per Ignazio, il pupillo di Enzo Ferrari, che tanto sperava di portare il mondiale a Maranello con un giovane pilota italiano. Lo stesso ricorda il giovanissimo con sincere parole: ”Aveva talento, tanta passione e gli volevamo tutti bene”. Ignazio vinse alcune gare con le Ferrari stradali, come la Targa Florio, e proprio nello spiccare una promettente carriera un bruttissimo e evitabile incidente in gara a Buenos Aires se lo portò via. Ignazio rappresenta uno dei tanti ed estenuanti sacrifici che sono serviti per migliorare la sicurezza negli autodromi di tutto il mondo e per questo bisogna ricordare questo giovane talentissimo italiano mai sbocciato.

 

Peter Collins (1931-1958)

Per descrivere a pieno Peter Collins non servono parole di nessuno, basta un breve episodio. Il 2 settembre 1956, al Gran Premio di Monza, Juan Manuel Fangio combatte per il mondiale contro alcuni piloti, tra cui lo stesso Peter Collins, ma la macchina ha un guasto ed è costretto al ritiro. Peter si ferma ai box e offre la propria Ferrari a Fangio dicendo che: ”Io ho 25 anni sono ancora giovane ho tempo per vincere”. Fangio arrivò secondo e vinse il mondiale che Collins non riuscirà mai a raggiungere. Due anni dopo infatti la vita del giovane inglese terminò in un bruttissimo incidente al Nurburgring in Germania. Questo è stato Peter, un signore prima di un pilota che come molti perse la vita tragicamente facendo ciò che amava.

 

Queste e altre vite, di uomini come noi, non dovranno mai essere dimenticate perché se oggi la Formula 1 è uno degli sport più sicuri al mondo, sia per chi guida sia per chi assiste alle gare, è grazie ai sacrifici di questi giovani eroi che sfidavano per amore la morte su quattro ruote.

F1/Una storia di Uomini ed Eroi

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