UN ANNO SULL’ALTIPIANO/Cosa ci insegna la guerra

Durante queste vacanze di Natale, passate in casa, ho letto il libro “Un anno sull’Altipiano”, che è un’opera di Emilio Lussu, pubblicata nel 1938. In questo libro di memorie vengono descritte in prima persona le battaglie che si svolsero nel maggio del 1916 sull’altopiano di Asiago tra gli austriaci e gli italiani.

Uno degli argomenti che più mi ha colpito è l’orrore e la pazzia che la guerra provoca agli uomini citati nel libro e il fatto che loro riuscissero a tollerare questi sentimenti strazianti solo ubriacandosi.

Sicuramente la Prima Guerra Mondiale, forse anche più della Seconda, è stata una delle più lente e dolorose; i soldati si ritrovavano a combattere nelle trincee per molto tempo, per poi conquistare qualche chilometro di terreno, prima di riiniziare a combattere in un’altra trincea.

Nel libro questi concetti vengono messi in risalto più volte; ad esempio si può notare come nella maggior parte degli episodi in cui i soldati austriaci si avvicinano al protagonista, lui inizi a sentire un fortissimo odore di cognac. Ciò ci fa comprendere come loro bevessero per sopportare gli orrori della guerra. Inoltre si può individuare nella figura del tenente generale Leone la personificazione della pazzia che viene provocata dalla guerra; infatti i suoi occhi vengono descritti dall’autore, che li paragona a quelli visti in un manicomio durante una sua lezione universitaria, in più il generale svolge delle azioni senza senso e dannose per i suoi uomini, come quella di ordinare al suo sottoposto di fucilare un suo soldato senza motivo.


Mi ha colpito in particolar modo questa tematica, perché un membro della mia famiglia ha vissuto l’esperienza della guerra in prima persona. Mia zia spesso mi racconta di come il mio bisnonno, che ha partecipato sia alla Prima che alla Seconda Guerra Mondiale, abbia avuto un’esistenza felice quando tornò da queste terribili esperienze, ma che alla fine della sua vita iniziò ad ubriacarsi e a rimanere sempre più isolato, perso nei suoi pensieri, a causa proprio delle difficoltà che ha dovuto affrontare durante le guerre.

Consiglio vivamente questo libro a tutte le persone che apprezzano la storia, ma anche a coloro che non ne sono interessati, poiché ci dona uno spaccato della vita degli uomini che ci hanno preceduto. Inoltre ci da la speranza di superare un momento difficile come quello che stiamo vivendo noi, perché se i nostri avi, come nel caso del protagonista del libro, sono riusciti a superare in qualche modo quelle esperienze, noi sicuramente potremo sconfiggere il coronavirus, anche se ci vorranno molta pazienza e determinazione.