COVID/Il riassunto di un anno pandemico

La pandemia da virus Sars-CoV-2 ci tiene in scacco da un anno esatto e purtroppo non accenna a mordere la presa con l’arrivo delle varianti mutate e più contagiose: inglese, brasiliana e africana.

In un anno il virus ha ucciso circa 2,69 milioni di persone in tutto il mondo.
La macabra storia delle pandemie e dei numeri ci fa tornare al 1968 quando il virus influenzale (H3N2) in dodici mesi uccise 1 milione di persone tra Hong Kong e Stati Uniti e all’anno 1957-1958, in cui lo stesso patogeno nella sua variante “asiatica” (H2N2) provocò circa 1,1 milioni di morti in Asia e negli Stati Uniti e nel 1918-1919, in cui l’Influenza “Spagnola” (H1N1) provocò la morte di oltre 50 milioni di persone. Qualcuno potrebbe osservare che sono stati anni sfortunati e che le conoscenze mediche talvolta erano così rudimentali che tutto ciò era inevitabile.

Ma i fatti stanno proprio così?

Agli eventi pandemici che abbiamo elencato prima non possiamo esimerci di aggiungere l’epidemia del 2002 di Sars-Covid, l’epidemia influenzale da H1N1 del 2009 e ancora l’epidemia da Coronavirus Mers Cov del 2013. Potremmo andare avanti ancora molto, ma ci limitiamo a terminare questo triste e incompleto elenco con la tragedia pandemica miracolosamente sfiorata con l’epidemia da Ebola del 2014, che in pochi mesi, fu responsabile del decesso di 9.365 persone, prevalentemente in Africa.
Tutto ciò fa capire che le pandemie non rientrano esattamente tra quegli episodi imprevedibili della storia. Di esse sappiamo molto. Conosciamo la biologia dei virus, come si comportano, i sintomi delle malattie che provocano, i presidi medico-chirurgici che richiedono. Sappiamo molto bene come prevenire queste pandemie, mentre non sappiamo come curarle, perché le case farmaceutiche non amano investire risorse per la ricerca su malattie, che mietono vittime in paesi poco sviluppati come l’Africa.

Perché siamo così tremendamente impreparati a tutto ciò?

Perché siamo stati così poco organizzati in tutti gli aspetti della pandemia, nonostante esista nell’OMS una sezione dedicata alla prevenzione globale della diffusione delle malattie infettive, con unità operative in ogni parte del mondo?
La risposta è complessa e non credo abbia a che fare solo con i tagli di risorse e di personale nella sanità. Se uno Stato non ha un piano pandemico da mettere in atto in caso di emergenza, allora non abbiamo chiaro cosa debba essere uno Stato. La politica è al servizio del cittadino e nelle pieghe di questa si sviluppano i pilastri delle nostre città, che guidano una nazione: Sanità, Scuola, Giustizia, Mobilità (fisica e digitale). Tutti e quattro i pilastri devono essere in buono stato per reggere il peso ed è sufficiente la rovina di uno perché tutto si sfarini in un collasso strutturale. Ma vi chiederete che collegamento c’è con la pandemia Sars Covid 2019.

I fatti

Abbiamo avuto un eccezionale numero di infezioni respiratorie virali, che, in un breve arco di tempo, hanno paralizzato gli ospedali pubblici (già vecchi e malconci, con pochi posti letto e scarso personale). Purtroppo dagli anni ‘80 in poi si è pensato che la sanità non fosse più un bene inalienabile, ma un’azione di borsa, un investimento, una Srl o S.p.A da intestare a qualche famiglia pseudo mafiosa, indagata per vari reati dalle procure italiane. Per tale motivo agli ospedali pubblici è stata imposta una severa cura dimagrante costringendo i malati a viaggiare per l’Italia intera cercando un ospedale, che offrisse un supporto adeguato. L’unico presidio valido nelle fasi inziali di una pandemia è il “ritiro”. Lo sappiamo da sempre, dall’epidemia di peste in poi, che l’unica salvezza in caso di malattie contagiose è stare lontani gli uni dagli altri.

La scuola

E qui è il secondo pilastro a scricchiolare per poi franare: la scuola. Ci saremmo aspettati che le scuole fossero le prime a ricevere l’incarico di formare i ragazzi da “remoto”, perché ci si aspetterebbe che l’istruzione avesse investito prima di tutto nella digitalizzazione: il mondo dove vivono i principali fruitori del digitale. Ma è proprio nelle prime fasi che qualcuno insiste per il ritorno dei ragazzi in presenza, pur sapendo che il primo dei vettori virali sono proprio gli studenti. E sono gli stessi ragazzi che, nell’altalena delle direttive sbagliate, iniziano a infettare i nonni, che molto spesso sono già sufficientemente malati per sviluppare quadri clinici complessi, che richiedono lunghe degenze e che ingolfano un sistema sanitario al collasso. I dirigenti decidono di “alleggerire” il carico ospedaliero sulle RSA dando così il via a una delle operazioni di epurazione di massa, che farebbe impallidire un gerarca nazista.

Giustizia

Noi gridiamo, ci lamentiamo e vogliamo giustizia, ma è proprio con la giustizia che crolla il terzo pilastro del nostro Stato, perché è paralizzata da anni di voluto immobilismo. I giornali ci informano che quella o quell’altra procura lamenta ritardi per mancanza di fotocopiatrici e di computer. La giustizia, infatti, sappiamo già che non l’avremo mai.
Lo Stato, che si regge su quattro pilastri, sta crollando per l’epidemia di Covid-19.
Manca però ancora un tassello: la mobilità fisica ovvero i treni, gli aerei e le strade. Su questo argomento è meglio glissare e rivolgere un pensiero alle 43 vittime del ponte Morandi e alla giustizia, che non avremo mai nei confronti dei responsabili.