STORIA/Stanislav Petrov, l’uomo che evitò la terza guerra mondiale restando a guardare

Ormai da più di un anno siamo continuamente bombardati da notizie di persone che invano propongono soluzioni per far cessare la guerra che si sta svolgendo tra Russia e Ucraina, ma oggi vogliamo parlarvi della vita di una persona che ha veramente evitato la terza guerra mondiale, il suo nome è Stanislav Petrov.

VITA DI STANISLAV PETROV

Stanislav è nato nel 1939 vicino a Vladivostok, in Russia, e fu un soldato dell’aeronautica sovietica. Dopo il diploma nel 1972, a 33 anni, fu assegnato alla Vojska PVO, la difesa antiaerea. Possiamo pensare, data l’età, che fosse un soldato ben addestrato e capace di prendere decisioni giuste e sicure, ma allora perché disobbedì agli ordini il 26 settembre del 1983? Cosa gli fece fare la scelta di non comunicare subito ciò che aveva visto ai suoi superiori? Sappiamo che questa scelta gli cambiò la vita, infatti fu mandato in pensione anticipata e la sua storia andò perduta per molti anni. Morì infine nel maggio del 2017 a causa di un cancro.

LA STORIA DI UN UOMO CHE SEMPLICEMENTE NON FECE “NULLA”

Era la sera del 26 settembre 1983, Stanislav Evgrafovič Petrov quel giorno aveva concluso il suo incarico di supervisore ad una delle basi di intercettazione missilistica russa senza aver riscontrato nulla di anomalo o diverso dal solito; quando arrivò a casa, però, ricevette quasi d’immediato una telefonata, nella quale gli venne ordinato di tornare il prima possibile al bunker a lui assegnato, siccome avrebbe dovuto sostituire un collega che si era ammalato il giorno stesso e che, a causa delle proprie condizioni di salute, non avrebbe  presenziato quella sera. Dopo che Stanislav arrivò alla base tutto procedette a regola d’arte, fino a quando, poco più tardi della mezzanotte, i sistemi satellitari “Oko”, adibiti per il rilevamento di eventuali testate nucleari, rilevarono un ordigno dal peso di 365 chilotoni, potenziale contenuto in circa 10 catastrofi di Hiroshima, proveniente, per l’esattezza, dalla base militare di Malmstrom in Montana, U.S.A.

LA SCELTA

Il sangue di tutti i 120 addetti ai radar presenti nel bunker si raggelò, in quel momento colui che avrebbe dovuto decidere per la sorte del suo paese e del mondo intero era proprio lui: Petrov, colui che, quella notte, non si sarebbe neanche dovuto trovare in quella gelida base alla periferia dell’altrettanto gelida città di Mosca. Mantenne la calma; come prima cosa rassicurò i più timorosi, poi, con altrettanta forza d’animo, si mise a pensare: cosa avrebbe dovuto fare? Era giusto avvisare il ministero della difesa russo? Che equivaleva a dire: era giusto scatenare la terza guerra mondiale? Non ci pensò due volte, si avvicinò alla cornetta telefonica, digitò il numero del ministro della difesa, per domandargli come si sarebbe dovuto comportare. Ma nessuno rispose. Solo più tardi si venne a sapere che il ministro in questione quella sera aveva alzato un po’ troppo il gomito, ricadendo pertanto in un sonno profondo. Stanislav si sforzò ulteriormente, ma, nel mentre che i suoi neuroni fumavano per lo stress, si palesa agli occhi di tutti un nuovo allarme, un nuovo ordigno, seguito, quasi a ruota, da tre ulteriori segnali di rilevamento, per un totale complessivo di cinque bombe. 

LA DECISIONE 

I minuti passavano, il primo ordigno rilevato ci avrebbe impiegato un massimo di 25 minuti prima abbattersi in pieno territorio russo, la tensione aumentava all’avvicinarsi dello scadere del tempo, quando ad un certo punto un’idea balzò nella mente di Petrov: e se i computer avessero sbagliato? Se i radar avessero sbagliato? Ci ragionò un po’ su, per poi concludere che, effettivamente, se si fosse trattato di un vero attacco nucleare, gli Stati Uniti non avrebbero mai attaccato per primi utilizzando soltanto cinque ordigni su gli undicimila che avevano a disposizione, e tralaltro lasciando tutto il tempo all’esercito sovietico di rovesciargli addosso il proprio potenziale nucleare che anch’esso possedeva; sì doveva essere per forza questa la risposta alle domande di Petrov: la tecnologia, seppur avanzata, di Oko quella volta aveva fatto un buco nell’acqua.

Il generale Stanislav Evgrafovič Petrov spiegò il suo ragionamento ai compagni, per poi decidere di richiudere la cloche che copriva il bottone rosso che avrebbe dovuto avvisare i più alti vertici dell’URSS, risparmiando così il mondo intero da un’eventuale guerra ed escalation nucleare.

L’ERRORE DEI RADAR

Alla fine della guerra fredda si scoprì che i radar avevano in realtà intercettato cinque fasci di luce che, a causa della posizione allineata tra il sole, la terra ed il satellite verificatasi in seguito all’ equinozio d’autunno, erano prima stati deviati da uno strato di nuvole per poi essere riflessi sui radar, i quali erano collocati al disopra della nube, e sui loro sensori.

COSA CI RESTA DI STANISLAV OGGI?

Stanislav Petrov è stato un eroe che ha evitato la terza guerra mondiale, ma analizzando meglio la vicenda possiamo paragonarlo ai nostri giorni. Tuttora siamo sull’orlo di una guerra che, come tutte le guerre, danneggerebbe tutti: mi riferisco al conflitto in Ucraina che va avanti dal 22 febbraio del 2022. In fin dei conti Stanislav non ha effettivamente fatto nulla, ed è proprio per questo che ha salvato tutti noi da una guerra nucleare. 

LA DOMANDA

Il continuo scambio di accuse tra i capi di stato e i maggiori esponenti dei paesi in conflitto sviluppa lentamente un odio nei confronti di qualcuno dei due (in questo caso Putin e Zelenski), ma adesso, per questa riflessione che invito a fare non importa di quale. I capi di stato pongono domande e fatti a chi li ascolta, forniscono dati e testimonianze, spingono la gente a schierarsi e prendere parte alla loro causa. In questa situazione chiunque, se schierato da una parte o dall’altra, non aspetterebbe un istante ad avvisare i superiori dell’arrivo di cinque missili atomici dallo schieramento opposto, ed è questo che spesso, purtroppo, cerca di fare chi è al potere in queste situazioni. Stanislav però ha esitato, ha verificato ogni possibile ipotesi, non si è fatto prendere dal pregiudizio.

IL PREGIUDIZIO

Stanislav non ha avuto pregiudizio nei confronti degli americani, eppure in quel periodo in Russia lo avevano molti a causa della politica Staliniana, ma lui no, è stato saggio e ha analizzato i fatti in modo imparziale. Il pregiudizio è un problema della nostra società ed è sempre più presente anche nella politica.

Da quello più banale, nei confronti di chi ha gli occhiali, a quello più evidente, nei confronti delle persone con un colore diverso della pelle e degli stranieri. Il pregiudizio è come l’edera che cresce intorno agli alberi fino a soffocarli e privarli della luce del sole. Stanislav non deve essere solo un esempio perchè ha impedito la terza guerra mondiale ma anche perché nel momento più critico non si è fatto prendere dal pregiudizio.

 

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