AMBIENTE/Trattare rifiuti solidi trasformandoli in qualcosa di nuovo

Spesso si sente parlare di come l’inadeguato smaltimento dei rifiuti solidi sia uno delle principali cause d’inquinamento dell’ambiente. Per evitare di continuare a peggiorare la situazione già critica, è importante essere a conoscenza dei metodi più efficaci e semplici che ci permettono di aiutare e salvare il nostro pianeta: l’unica casa che abbiamo.

 

IL COMPOSTAGGIO

Un modo semplice e veloce per trattare rifiuti solidi è il compostaggio. Si tratta di un processo biologico aerobico e controllato dall’uomo che porta alla produzione di una miscela di sostanze umificate chiamata compost. È possibile ottenere questa miscela partendo da residui biodegradabili vegetali come ad esempio residui di potatura, scarti di cucina, letame, rifiuti di giardinaggio (foglie o erba falciata).

Una volta prodotto, può essere utilizzato come ammendante, destinato poi per usi agronomici o per floriviaismo. Il suo utilizzo, con l’apporto di sostanze organiche migliora la struttura del suolo e la disponibilità di elementi nutritivi (composti del fosforo e dell’azoto). Come attivatore biologico aumenta inoltre la biodiversità della microflora.

Fasi

Il processo di compostaggio avviene in due fasi:

  • una prima fase, detta attiva, caratterizzata da un’elevata attività dei microorganismi che degradano le frazioni organiche più facilmente degradabili. La durata di questa fase è di poche settimane;
  • una seconda fase, detta di maturazione, dove la frazione più recalcitrante (ossia meno degradabile) viene concentrata e successivamente umificata. La durata di questa fase è più lunga rispetto alla prima e ha una durata superiore ai 2-3 mesi

 

Il compostaggio è un modo facile e veloce per smaltire rifiuti organici aiutando l’ambiente. Può essere effettuato da chiunque voglia contribuire a salvaguardare il nostro pianeta producendo meno rifiuti inquinanti. Basta semplicemente disporre di un lembo di giardino, preferibilmente soleggiato, in cui accumulare gli scarti alimentari della cucina e quelli dell’orto/giardino. In alcuni casi viene utilizzato la compostiera o composter, un contenitore atto a favorire l’ossigenazione e a conservare il calore durante l’inverno. Il materiale ottenuto in 3/4 mesi di compostaggio (più tempo in inverno, meno in estate) può essere usato come fertilizzante per l’orto o il giardino, infatti il terriccio reperibile in commercio è prodotto con un compostaggio industriale, con rivoltamento meccanico, ma i procedimenti e i risultati sono equivalenti.

 

IL  PROBLEMA DELLA PLASTICA

La trasformazione dei rifiuti in nuove risorse permette di assistere al passaggio concreto dell’economia da lineare a circolare. I rifiuti rientrano in circolo per dare vita a materiali e prodotti dall’elevato valore aggiunto.

Ancora oggi utilizziamo prodotti come per esempio l’elettronica di consumo con tempi di vita breve e complessivamente il riciclo di diversi materiali raggiunge solo la soglia del 10%. La buona notizia è che questo trend può sicuramente migliorare grazie alle tecnologie già esistenti e a quelle in fase di studio per sviluppare una bioeconomia che consenta di sostituire le fonti fossili limitando l’impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici. Molti sono gli studi sulla trasformazione degli scarti dalla carta, dall’industria agro-alimentare, dal legno e da vari vegetali come il cardo o la paglia su cui si coltivano i funghi e addirittura su come trasformare la CO2 in materia utile.

Dal chitosano che si ottiene dal carapace dei crostacei (o anche dagli scarti del maiale) si può ottenere una pellicola trasparente commestibile (edible coating) per rivestire frutta e verdura aumentandone la qualità e la conservazione, limitando la contaminazione batterica e veicolando composti bioattivi nel frutto che ne migliorano anche il valore nutrizionale. In questo modo si può diminuire l’utilizzo della plastica utilizzata come contenitore per alimenti. Questa ricerca sta sperimentando anche l’utilizzo del collagene scartato dall’industria farmaceutica e potrebbe sostituire l’uso degli antibiotici anche nella conservazione delle forme di formaggio.

C’è chi invece ha puntato l’attenzione sulla canapa, una pianta storicamente molto presente in Italia. La coltivazione della canapa non necessita di erbicidi e ha la capacità di bonificare i terreni. Dalla canapa si ricavano fibre tessili di pregio e resistenza utilizzate nell’abbigliamento nel settore edile, nel packaging e un olio ricco di proprietà come l’Omega 3 e 6 e proteine, utilizzato anche in cosmesi e nelle attività di restauro del legno. Inoltre, l’olio può essere un componente delle bioplastiche e delle resine acriliche. Fra le varie applicazioni, oltre a quelle già citate, si potrà utilizzare per le attrezzature sportive come per esempio le tavole da surf o da snowboard che nella lavorazione producono molta CO2 essendo costituite da vari strati di plastica e fibra di vetro sostituibili con resine e fibre vegetali derivate proprio dalla canapa.

La richiesta di plastica nel mondo è in continua crescita, diventa così urgente trovare sostituti a questo materiale altamente inquinante che sta devastando l’ambiente. Parallelamente aumenta anche la raccolta della plastica che però in gran parte viene ancora termovalorizzata. Nasce quindi l’esigenza di trovare nuove soluzioni per creare bioplastica come i PHA, polimeri di origine microbica biocompatibili con i quali si producono imballaggi, dispositivi medici e i teli per la pacciamatura usati in agricoltura. I costi sono però ancora più elevati rispetto alla plastica normale (2,5 euro al chilo contro circa 1 euro della plastica tradizionale).

Questa è una dimostrazione che i mezzi per diminuire la produzione di rifiuti inquinanti esistono, ma la ragione principale per la quale non si è ancora arrivati ad utilizzarli appieno è strettamente legata ad un fattore economico.

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Il Nome della Rosa