Buona Scuola/Investire soldi va bene, ma per cosa?

di Sara Carminati, Davide Lorenzon e Matilde Passerini

– Nel settembre 2014 fu iniziato il percorso del Disegno di Legge (Ddl) comunemente conosciuto col nome di “Buona Scuola” (Legge 107/2015) che consiste nell’investimento di diversi miliardi di euro da parte dello Stato per il sistema scolastico italiano. Una grande quantità di fondi è stata impiegata per il potenziamento dell’offerta formativa di materie quali: arte, competenze digitali, diritto, discipline motorie, economia, lingue e musica. Nel 2015 sono stati assunti 100.000 insegnanti per assegnare tutte le cattedre disponibili, aumentando così ogni scuola di circa sette docenti, spendendo la cifra di 3.000.000.000 di euro in più all’anno. Questo ha portato al trasferimento forzato di molti professori dal Sud Italia al Nord, dove sono più numerosi i posti disponibili rispetto agli impiegati scolastici presenti nel territorio, creando cosí grandi disagi nelle scuole dato che i professori, appena hanno avuto l’occasione di tornare a lavorare in istituti del meridione, hanno abbandonato il posto lasciando così le cattedre vuote.

Grazie a questa riforma ogni professore riceve inoltre ogni anno una somma di 500 euro per l’acquisto di materiale scolastico, corsi di formazione e aggiornamento. Con un fondo da 200.000.000 di euro all’anno saranno valorizzati la qualità dell’insegnamento e il successo formativo degli alunni, assegnando fondi al personale docente attraverso uno specifico nucleo di valutazione per elementari e medie, composto da: preside, 3 docenti e due genitori oppure da uno studente e un genitore nel caso delle scuole superiori.

Tale riforma ha decretato uno degli argomenti più discussi in questo momento da tutti gli studenti d’Italia, ovvero l’alternanza scuola-lavoro, che consiste in 200 ore di stage nei licei e 400 negli istituti tecnici e professionali. Essa si svolge in vari enti pubblici e in aziende, sia durante l’anno scolastico che durante le vacanze estive; è inoltre possibile praticarla sia sul territorio italiano che all’estero.

Molti studenti sono contrari al progetto ritenendolo uno spreco di tempo che potrebbe essere impiegato nello studio. L’alternanza può essere un’ opportunità per cimentarsi nel mondo del lavoro, ma spesso i lavori assegnati agli studenti non sono coerenti al loro indirizzo di studio divenendo così inutili. (Per approfondire). Possiamo quindi definirla propedeutica per il futuro dei ragazzi o solo tempo sottratto loro allo studio?

Per approfondire sulla riforma potete vedere questo video dove l’allora Presidente del Consiglio spiegava tutti i dettagli.


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