Morire a 18 anni, interrogarsi per sempre

Nella settimana in cui la scuola comincia a ripopolarsi, un dolorosissimo evento ha attraversato la riviera di Levante, il lutto improvviso di una studentessa di 18 anni.

Non ci interessa entrare nella vita di coloro che l’hanno conosciuta, o commentare fatti che non ci devono riguardare, quello che ci interessa è la possibilità di dare voce al cuore in un momento in cui, fra tanti studenti e studentesse, genitori e insegnanti, il ricordo e la commozione si mescolano alle domande e alla paura.

Che cosa resterà, infatti, di una stella che si è spenta prima ancora di cominciare davvero a brillare? Che cosa resterà di quei nove mesi di attesa che hanno preparato la sua nascita? Che cosa resterà della gioia con cui è stato accolto il suo primo vagito? Che cosa resterà dei tanti sorrisi, dei momenti belli e brutti, delle avventure e dei discorsi a notte inoltrata sul futuro e sui propri sogni? Che cosa resterà dell’amicizia, dei successi, dei sacrifici, delle delusioni, di un’intera esistenza? Che cosa resta in noi di una tragedia senza perché, di un dramma senza lieto fine, di tanti ricordi che abitano lo spazio della nostra memoria? Nessuno può dare una risposta a tutti questi interrogativi, ma ciascuno può cambiare le proprie domande, può guardare tutta questa marea di dolore da un punto di vista completamente diverso. Come crescerà l’affetto vissuto insieme lungo tutti questi anni? Come cresceranno il bene che c’è stato, le parole non dette, i gesti rimasti a metà, i silenzi pieni di vita che c’erano e che continuano ad esserci? Il punto non è che cosa rimane di una vita, quasi che essa si consumasse, ma quanto una vita – presente o assente non importa – continui a crescere accanto a noi e dentro di noi. Non basta il ricordo, non bastano le lacrime, non basta lo sbigottimento di tanti padri e madri che si pongono la domanda: “E se fosse toccato a me?”. Serve di più, serve comprendere che nessuna vita davvero si interrompe se continua farci compagnia, se continuiamo ad amarla e a coltivarla.

Paradossalmente l’assenza di coloro che amiamo ci obbliga a capire se davvero amiamo e come vogliamo amare. E’ uno dei tanti, incredibili, misteri della vita. Succede con gli amici che partono, con le storie d’amore a distanza, con gli adulti che sbagliano.

Ma soprattutto succede con chi vola verso il Cielo. E lascia, nel nostro cuore, una traccia che ci chiede di tornare a vivere diversi da prima. Più consapevoli, forse più tormentati, ma certamente più grati di coloro che abbiamo avuto l’occasione di incontrare, di abbracciare e di guardare negli occhi. Ovunque essi siano.