DYLAN/Solo l’amore vince la morte

di Emanuele Canessa

– È il momento di raccontarvi una storia che tocca tutti noi come esseri umani e come ragazzi.

Dylan nacque nel 2001 affetto da Lissencefalia – una rara malattia genetica che colpisce il cervello – e per la quale gli vennero dati, al massimo, due anni di vita. I medici, allora, dissero ai genitori, Jane e Bob, che avrebbero potuto lasciarlo in ospedale, aspettandone la morte. I due si guardarono negli occhi e decisero di portarlo a casa, dandogli tutto ciò di cui aveva bisogno e facendolo sentire veramente amato.

La famiglia, tutta la famiglia, visse questo bambino come una benedizione, come un segno che dovessero rimanere uniti e creare una squadra di cui Dylan fosse il capitano. Dylan fu il più grande giocatore che l’Irlanda conobbe, ancor più grande di Brian O’Driscoll e Ronan O’Gara.
Dopo la sua morte, Jane, Bob e la sorella Kate si sentirono come privati del loro punto di forza, ma non piansero, perché sapevano che per lui tante sofferenze erano finite.

Al suo funerale, che tutta la comunità visse con grande rammarico, papà Bob disse: “credo che sia stato il bambino più baciato del mondo” e fu l’unica cosa che gli sentirono dire quel giorno.

Perché ve ne parliamo solo oggi? Perché Dylan è mancato pochi giorni fa, all’età di 15 anni. Dylan è andato oltre la medicina, vivendo per 13 anni in più rispetto al parere medico; ha superato tutti gli ostacoli che la vita gli ha messo davanti, correndo velocissimo, a grandi falcate; facendo l’ultima meta e vincendo un posto nel cuore di persone che non lo hanno mai conosciuto, ma che sono rimaste ammaliate dalla forza di questo ragazzo.

Ora, Dylan continua a correre veloce, perché adesso sei libero e niente può più fermarti.