SOCIAL NETWORK/I social cambiati dai social durante la pandemia

 

Il 30 gennaio 2020, in Italia, sono stati avvistati i primi due casi del virus COVID-19: quel giorno segnò l’inizio della pandemia nel nostro paese. Il 5 marzo venne sospesa la didattica a distanza e l’11 marzo il paese entrò in un lockdown totale che vietò alla quasi totalità delle attività commerciali di lavorare e alle persone di uscire se non con un valido motivo.

Essendo privata ogni possibilità di uscire e soprattutto di ritrovarsi in comunità, la scuola, ogni gruppo di amici, ogni azienda, ogni persona insomma, ha dovuto adeguarsi e reinventare un modo per avere relazioni interpersonali. L’ unico modo era utilizzare i canali social, alcuni già conosciuti, altri conosciuti grazie a questo periodo, altri addirittura sviluppati grazie a questo periodo.  

I social network sono parte fondamentale del secolo corrente, la gente ne abusa, li usa in modo inappropriato, si sente continuamente parlare di fenomeni di cyberbullismo, ma esistono, fortunatamente, anche molti aspetti positivi in questi stessi. Sono stati fondamentali per mantenere le relazioni in questi difficili e stressanti mesi.  

Instagram, Facebook, WhatsApp, HouseparyFacetime, insomma, tutti le applicazioni di messaggistica istantanea, tutte le applicazioni che permettono videoconferenze e tutte i portali di condivisione di notizie e fatti quotidiani, e, videogiochi online, hanno permesso a tutta la popolazione mondiale di rimanere in contatto con amici e parenti a cui era proibito fare visita; alle aziende di poter far lavorare i propri dipendenti da casa tramite “smartworking” e alle scuole di continuare il percorso didattico.  

L’adolescente medio, secondo uno studio condotto nel 2017 dall’ Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus, trascorre più di dieci ore al giorno sui social network. Ciò, anche solo l’anno scorso, era visto, di genitori, dagli insegnanti o comunque da persone adulte, come un aspetto negativo nella vita del teenager. Passare, in media, più di dieci ore al giorno attaccati ad uno schermo era nocivo per la salute, soprattutto mentale del ragazzo e ciò aveva, a dicitura dei genitori, solo effetti negativi come l’allontanamento delle relazioni sociali, la distrazione dallo studio e l’essere vittima di cyberbullismo.  

Questo periodo ci ha insegnato, ed in particolare, ha insegnato a chi ancora non ci credeva, che tutti i social network sono, ormai, quasi la base delle relazioni umane. Ormai, con videochiamate, con messaggi, con post sui vari social, possiamo avere notizie di amici che per qualche motivo sono molto lontani da noi e, pandemie a parte, non abbiamo la possibilità di vederli. Oppure, abbiamo la possibilità di conoscere, seppur non dal vivo, nuove persone ed intraprendere nuove amicizie a distanza e telematiche, che, qualche volta, possono diventare più forti di amicizie condotte a livello fisico e “reale”. E questo periodo ne è stata la prova. 

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