DINOSAURI/La nuova ipotesi sull’estinzione

Sessantasei milioni di anni fa un corpo celeste del diametro di 14 chilometri cadeva sulla Terra, è stato un immane disastro che ha alterato l’ambiente, provocando l’estinzione dei grandi abitanti del pianeta: i dinosauri. Le conseguenze segnarono lo sviluppo della vita nel nostro mondo. L’imponente bolide cosmico come è arrivato nel nostro pianeta?  Da dove? Queste domande sul devastante evento se le sono poste due ricercatori dell’illustre “Center for Astrophysics Harvard-Smithsonian”.

L’influsso di Giove

Valutando con gli strumenti dell’analisi matematica e una montagna di simulazioni numeriche i dati disponibili, hanno calcolato come molte comete disturbate dalla forte azione gravitazionale di Giove vengano strappate dalla Nube di Oort, cioè dal serbatoio di relitti della formazione del Sistema solare che avvolge il corteo planetario. «Il Sistema solare agisce come una sorta di flipper», spiega Siraj, che nella sua vita coltiva anche la passione per il pianoforte oltre a quella delle stelle, «e così gli astri con la coda arrivano in prossimità del Sole». Nel loro viaggio il destino è talvolta infelice come era accaduto nel luglio 1994, quando la cometa Shoemaker-Levy si sbriciolava per l’effetto di marea interna causato dall’azione della gravità proprio in prossimità di Giove, precipitando come una collana di perle brutalmente rotta nel gorgo dell’atmosfera gioviana mentre il telescopio spaziale Hubble riprendeva in diretta l’eccezionale evento.

Non fu un asteroide

Secondo Siraj e Loeb il 20% delle comete finiscono in questo modo e buona parte – dicono – ha un’alta probabilità di cadere anche sulla Terra. Le loro valutazioni portano inoltre a essere coincidenti con l’età dell’impatto di Chicxulub spiegando, quindi, ciò che accadde. Inoltre, le prove raccolte nel cratere confermerebbero il tutto. Qui infatti i reperti esaminati sono formati da condrite carboniosa e ciò contrasterebbe con la teoria che fosse stato un asteroide proveniente dalla fascia asteroidale tra Marte e Giove a colpire la penisola dello Yucatan. «Le condriti carboniose», precisano gli studiosi, «sono rare tra gli asteroidi della fascia principale, ma probabilmente diffuse tra le comete di lungo periodo provenienti dalla Nube di Oort e ciò fornisce ulteriore elemento a favore del tipo di impatto».

Ora l’ipotesi di Siraj e Loeb è oggetto di ulteriori indagini, soprattutto al Vera Rubin Observatory in Cile, che entrerà in attività l’anno prossimo, dove ci si concentrerà sulla ricerca dei fenomeni di frantumazione cometari legati agli astri provenienti dalla Nube di Oort. «È un passo importante», dicono i due studiosi, «per impedire che altri eventi disastrosi si ripetano sul nostro globo azzurro».

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