DONNE/La violenza ai tempi del Covid-19

A tutte le catastrofi avvenute nell’ultimo anno, causate dal Covid-19, si aggiungono numerosissimi femminicidi e atti violenti nei confronti delle donne: già da tempo se ne sente parlare e di certo il numero delle vittime non è un fattore da sottovalutare; anzi, in questa situazione piuttosto complessa, il mondo si è disinteressato di ciò che non riguarda la pandemia, perdendo interesse per i tristi avvenimenti trattati in questo articolo.

Anche le pagine di giornale, cartacei e online, hanno riportato ben pochi casi di questo genere. Secondo numerosi dati, il 2020 è stato il peggiore in termini di percentuali dal 2000 per numero di femminicidi, i quali, per la maggior parte, avvengono in ambito familiare. Infatti, l’incidenza della componente femminile nel totale degli omicidi è stata del 40,6%, cioè la più alta di sempre. Ma questi strazianti casi non sono solo percentuali che vanno a sommarsi ad altri dati numerici: sono morti, vittime, persone che vanno incontro inconsapevolmente (ogni giorno) ad una triste fine. Sono episodi che lasciano a bocca aperta, ma a tutto questo non si sa come dire basta. La sensibilizzazione che si prova a trasmettere attraverso messaggi di unità e speranza non è sufficiente a far calare i numeri di donne uccise da partner, familiari o altre figure colpevoli.

Alcuni episodi 

Un esempio di questi terribili episodi è quello avvenuto a  Pordenone, lo scorso novembre, quando una donna trentenne è stata uccisa a coltellate dal compagno perché, avendo scoperto che la tradiva, voleva lasciarlo. Inizialmente l’uomo ha detto alla polizia – che lo aveva visto con le mani ancora sporche di sangue – di essersi difeso da un ladro entratogli in casa, ma questa versione non è stata considerata vera per via delle prove che facevano supporre che si trattasse di armi da taglio e per alcuni comportamenti che tradivano la sua versione dell’avvenimento. La donna uccisa lascia un figlio di otto anni e uno di tre che “fortunatamente” non hanno assistito alla tragedia. Nel piccolo centro in cui abitava, nessuno si sarebbe mai aspettato un avvenimento del genere: la vittima era considerata una donna solare, semplice e premurosa, i compaesani, attoniti e distrutti, ancora non si spiegano come  sia potuto accadere. Pare che l’omicida abbia usato un semplice coltello da cucina e abbia  colpito la vittima circa venti volte in diverse parti del viso e del collo, i colpi mortali risultano essere più di uno. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. L’avvocatessa Rossana Della Rovere ha rifiutato l’incarico di difendere l’omicida perché andava contro le sue battaglie a tutela dei diritti delle donne. 

Un episodio di femminicidio più recente invece, che ha coinvolto questa volta una ragazza giovanissima di 17 anni, è stato quello avvenuto il 24 gennaio nelle campagne di Caccano, in provincia di Palermo. Roberta Siragusa, vittima di questa vicenda, aveva già subito dal fidanzato Pietro Morreale sia violenze fisiche -come testimoniano alcuni amici-  che psicologiche, causate dalla gelosia e dal comportamento ossessivo di lui nei confronti della ragazza, che era spesso costretta a chiudere amicizie, a smettere di praticare i suoi hobby, come per esempio la danza, e addirittura a interrompere i suoi studi presso il liceo ad indirizzo pedagogico che frequentava. L’omicidio è avvenuto la notte tra il 23 e il 24 gennaio, mentre i due tornavano in macchina da una piccola festa di compleanno; secondo i primi risultati dell’autopsia, la giovane sarebbe stata picchiata fino a perdere i sensi, e in seguito sarebbe morta per soffocamento a causa dell’incendio appiccato dal fidanzato per bruciare il cadavere. La mattina seguente all’accaduto, il ragazzo si è recato presso i carabinieri parlando di un suicidio, e insieme al padre e a un legale li ha condotti sul luogo dove era stato trovato il corpo senza vita di Roberta. Grazie però all’autopsia e ai filmati delle telecamere di sicurezza , che avevano ripreso il passaggio dell’automobile del fidanzato avvenuto due volte nel giro di un’ora, è stato possibile risalire al reale svolgimento dei fatti. 

Considerazioni

Un tema da analizzare approfonditamente è quello del luogo in cui avvengono questi femminicidi, anche alla luce di questo particolare anno in cui la costrizione casalinga è stata molto forte. Il report Eures conferma un fatto ormai già accertato da tutte le statistiche sui femminicidi: è il contesto familiare ad essere a volte il più pericoloso. Il lockdown dovuto alla prima ondata della pandemia e l’attuale chiusura di diverse regioni ci fa pensare come il tema dei femminicidi debba essere considerato una delle priorità, e non analizzato solamente un giorno all’anno. Le dinamiche sono chiare, i luoghi si conoscono e la prevenzione e l’aiuto alle vittime deve essere un tema su cui non sorvolare, anche alla luce delle chiamate ricevute dal numero verde contro la violenza e lo stalking (il 1522) messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il numero è sempre attivo, anche ora, ed è utilizzabile 24 ore su 24 e può essere un primo ed importante aiuto per chi si trova in una situazione potenzialmente a rischio. Il quadro generale è drammatico: si parla di femminicidio e soprattutto di violenza. E la cosa che dovrebbe far riflettere di più è che circa 7 milioni di donne nella loro vita sono state vittime di diversi tipi di violenza.