Il doping, un inganno senza fine

di Federico Lobiano e Valentina Testa

– Un argomento molto discusso, soprattutto quando si parla di Olimpiadi, è il doping. Ma non si può pensare soltanto alla Russia e alla Cina, le prime due nazioni che ci saltano in mente in questo ambito.Anche gli atleti italiani sono coinvolti in tutto ciò e, una ricerca fatta dall’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada), elaborando i dati del 2015, vede l’Italia al secondo posto dopo la Russia. I laboratori olimpici hanno analizzato quasi 300mila ampolle di sangue e di urina in un anno e ne hanno trovato ben 2.522 positive. Una su cento.

Le sostanze illecite e i loro effetti

Il termine doping deriva dal verbo inglese to dope che significa drogarsi: non è un caso. Potrebbe definirsi come la somministrazione volontaria e non da parte di un atleta di sostanze proibite dai regolamenti. Lo scopo è quello di migliorare il proprio rendimento psicofisico in modo sleale e artificioso.

Ora vediamo alcuni esempi di sostanze illecite:

  1. Insulina: ormone secreto del pancreas, serve per consentire maggior resistenza alla fatica. Può provocare ansia, fame, tremore, danni cerebrali e astenia fino al coma ipoglicemico.
  2. Aumento del trasporto dell’ossigeno: trasfusione di sangue omologa (sangue dello stesso atleta) o eterologa (sangue proveniente da un altro individuo) che consiste nell’arricchire lo stesso di globuli rossi per consentire un maggiore trasporto di ossigeno. Può provocare una densità sanguigna eccessiva che porta a infarto e ischemia, sono possibili leucemie e nefriti.
  3. BeTa-bloccanti: riducono l’ansia, il rendimento motorio e la tensione nervosa. Possono provocare asma, blocco cardiaco, depressione e, infine, morte.
  4. Steroidi androgeni, anabolizzanti: ormoni sessuali maschili che incrementano lo sviluppo della massa muscolare e la crescita del tessuto osseo. Possono recare ictus, trombosi, emorragia cerebrale e cirrosi epatica.

Oltre la definizione…

Ma oltre alla definizione letterale del termine “doping”, questo non si potrebbe anche spiegare in altro modo? Assolutamente sì, come un inganno. È un semplice e sporco inganno nei confronti della propria squadra, dei propri tifosi, di tutti i ragazzi che praticano sport e cercano di raggiungere i propri obbiettivi senza l’aiuto di niente e di nessuno, è un inganno soprattutto verso se stessi.

Ma è anche un furto. Con un semplice gesto vengono rubati titoli olimpici o mondiali, il grande sogno di tutti gli atleti, le speranze dei ragazzi che vorrebbero avere intorno a loro un piccolo mondo ancora pieno di lealtà, un mondo in cui vivere felicemente e senza inganni. Dovrebbe essere quello dello sport, ma, ormai, non è più così.

Ne vale davvero la pena farsi del male per un “pezzettino” di gloria? A quanto pare sì.
Come ogni farmaco, che in greco antico non a caso significa veleno, da una parte guarisce e -in questo caso – contribuisce a migliorare la performance dell’atleta, dall’altra fa male.

E allora perché sempre più atleti di alto livello o non solo ne fanno uso?

Quale futuro potrà avere lo sport se si prosegue in questo modo?

E che tipo di esempio è per tutti i giovani che si stanno approcciando al mondo dello sport?