REALTÀ/Rapporti fra la visione pirandelliana e l’espressionismo tedesco

Larga parte del mondo intellettuale dell’epoca, pirandello forse più di altri, sostiene che la realtà sia in continuo mutamento, e che ogni conoscenza risulti pertanto illusoria. L’idea dominante è che le convenzioni, ovvero le norme di comportamento che la società propone, “intrappolino” gli uomini all’interno di ruoli che non hanno potuto scegliere e che sono costretti ad interpretare.


Pirandello dimostra ciò nelle sue opere, esempio fondamentale in tal senso è il protagonista dell’opera ” La Carriola “, un uomo che ha molto successo nella sua carriera di avvocato, il quale durante un viaggio in treno, durante (evitare la ripetizione) il dormiveglia si trova ad affrontare una vera e propria crisi di identità e afferma:

“Hanno preso un cervello, un’anima, muscoli, nervi, carne, e li hanno impastati e foggiati a piacer loro, perché compissero un lavoro, facessero atti, obbedissero a obblighi, in cui io mi cerco e non mi trovo. E grido, l’anima mia grida dentro questa forma morta che mai non è stata mia: – Ma come? io, questo? io, così? ma quando mai? – E ho nausea, orrore, odio di questo che non sono io, che non sono stato mai io; di questa forma morta, in cui sono prigioniero, e da cui non mi posso liberare.”

Il ruolo imposto ad ogni persona è una sorta di maschera, che gli altri vedono dopo averci “ingabbiato” in essa per certi versi ma alla quale noi ci adeguiamo, ciascuno a modo proprio, e che impedisce di essere davvero sé stessi. (potresti anche citare “Uno, nessuno e centomila” per quanto riguarda i romanzi e la crisi dell’io, invece, per quanto concerne il teatro, “Così è se vi pare”, in riferimento al relativismo pirandelliano) L’unica soluzione che Pirandello ci offre è quella di fuggire nell’irrazionale: attraverso la follia oppure attraverso un viaggio interiore. Ne deriva una condizione di disagio e di straniamento molto spesso, che sono fra gli elementi connotativi di alcuni personaggi pirandelliani

Non solo Pirandello in Italia va contro la società “precostituita”, anche in Europa fiorisce una nuova corrente artistica.
In Germania è presente la corrente dell’espressionismo, i cui esponenti, come Pirandello stesso aveva fatto, si pongono contro la società sviluppando una forma d’arte non più rappresentativa ma caratterizzata da una linea spezzata, aguzza, molto spesso sgradevole, con lo scopo di comunicare attraverso le loro opere contenuti di denuncia e di disagio sociali.
Attraverso la loro pittura tendono a dare l’impressione di un ritorno ancestrale alla natura concepita come “Genitrice” utilizzando soggetti ” nudi all’aperto” e quindi spesso in contrasto con l’alienazione della vita moderna vissuta nellè città.
Questo nucleo di artisti si era formato a Dresda intorno ai primi del ‘900 grazie a dei giovani studenti, tra i quali possiamo citare Ernst Ludwig, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff.
Fu proprio Heckel a suggerire ai compagni di definirsi ” artisti del ponte “, in tedesco ” die Brücke “, ispirandosi all’opera ‘Così parlò Zarathustra’ di Nietzsche, dove il ponte è il simbolo della tendenza dell’uomo alla trasformazione e alla creazione.
Questi artisti a causa del loro pensiero libertario e polemico furono duramente perseguitati dal Nazismo e le loro opere furono rifiutate in quanto definite ” arte degenerata “.