SALUTE MENTALE/Quello che la società ancora non capisce

In questi ultimi anni , durante e dopo il lockdown c’è stato un aumento notevole di disturbi d’ansia e depressione in tutte le fasce d’età, ma soprattutto nei giovani.

Oltre il 40% degli italiani ha mostrato un peggioramento dei sintomi ansiosi e depressivi, con un peggioramento della qualità di vita con problematiche del sonno.

La domanda che molti si pongono è: perché?

Ma quello che dovrebbero chiedersi è: cosa possiamo fare per aiutarli?

La risposta alla prima è complessa: viviamo in una società limitata da valori, standard, opinioni. Non esiste più l’unicità, il diverso. Chi lo è, viene deriso, criticato, giudicato e ignorato. Il giovane si trova circondato da un muro di giudizi e paure. Non trova un modo per scavalcarlo. Si chiude in se stesso sperando di trovare una via d’uscita, ma cade nell’oscurità dei suoi pensieri condizionati dalla frase “devi essere perfetto per vivere in questa società”.

“La perfezione non esiste” – è quello che dicono, ma la pretendono comunque, e uccidono questi ragazzi perché non realizzano il loro obiettivo, quello di raggiungere l’eccellenza, che la società richiede. Sottolineano che sono i giovani che si impongono di essere ammirevoli, ma forse non sanno che senza quell’attributo si viene definiti “falliti”.

La risposta alla seconda domanda prevede un cambiamento nella società per riscontrare un successo nella salute di questi ragazzi, ma, oggigiorno, cambiare viene visto come qualcosa di impossibile da compiere o troppo faticoso e complesso.

Questi giovani perdono la loro essenza per raggiungere obiettivi imposti da un mondo in sobbuglio.

Gli stati d’ansia, di panico e depressione sono i responsi a questa catastrofe di società che si sta formando. Nasce nei giovani la paura di non essere giusti, la colpa di esistere per come sono.

Dovremmo amarli questi ragazzi che mascherano i loro sogni e si nascondono nell’oscurità dei loro pensieri per non essere giudicati, ma, alla fine, qualcuno finisce sempre per farlo, li giudica senza guardarli veramente negli occhi.