La voce della memoria

Dante credeva nella legge del contrappasso, nella divina commedia inventò pene di ogni genere, ma nemmeno lui sarebbe riuscito ad immaginare una pena atroce come il Lager.   

 

IL GIORNO DELLA MEMORIA

 

Il Giorno della Memoria è stato istituito in Italia il 20 Luglio del 2000 per commemorare, ogni 27 gennaio, l’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz avvenuto ad opera dell’Armata Rossa il 27 gennaio del 1945. Ci sarebbero decine di approfondimenti o storie da raccontare al riguardo, ma non è ciò di cui voglio scrivere in questo articolo. Oggi parliamo dell’aspetto più profondo di questa giornata e di quale dovrebbe essere davvero il suo scopo.

 

IL GIORNO DELLA MEMORIA… LETTERALMENTE

 

Soffermiamoci sul significato dei termini scelti per ricordare: “Giorno della Memoria”. Il primo termine è “Giorno”, fino a qui è facile; tutti sappiamo cos’è un giorno: il giorno del nostro compleanno, o l’ultimo giorno di scuola. Qui però è diverso, la “G” è maiuscola, così come lo è la “M” di Memoria, perché con questo dettaglio, che non è da poco, si dà importanza al giorno, che non è più un giorno qualunque, ma “IL” Giorno della Memoria. C’è poi la parola “Memoria”, ed è qui che comincia la vera riflessione. A differenza di “giorno”, “memoria” è un termine astratto, facilmente confondibile con “ricordo” o con tutti i significati che un termine astratto può contenere. La memoria è qualcosa di continuo, ben diverso da un ricordo (che da vocabolario è: “impronta di una singola vicenda o esperienza ecc…”). A differenza di ciò che a volte si pensa, non è solamente il ricordo della Shoah e dei campi di concentramento; ma bensì la memoria dei maltrattamenti e delle sofferenze. La memoria delle costrizioni che le persone hanno dovuto subire. La memoria del dolore che si prova ad allontanarsi dai propri cari non sapendo se si incontreranno ancora una volta. Il significato è ricco di sfumature, come lo scopo della Giornata della Memoria, che è ricordare per non ripetere, paragonare il passato al presente, capire quando l’uomo va oltre ogni limite consentito dal buon senso e in questo caso chiedendoci, come scrive Primo Levi nel titolo di un suo famoso libro, se questo è un uomo.

 

LA DIFFICOLTÀ DEL COMPRENDERE

 

Tutti noi possiamo provare ad immaginare ciò che hanno subito gli ebrei nei campi di sterminio, ma nessuno può davvero rendersene conto; nessuno potrà mai farlo. Nemmeno il più empatico essere umano potrà mai capire il dolore che hanno provato, un dolore tale da portare alcuni superstiti al suicidio. I tedeschi non hanno ucciso queste persone solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista psicologico. Decine di superstiti hanno cercato di trasmettere attraverso video, libri ed interviste il dolore che provarono nei campi e attualmente provano al solo ricordo; vengono raccontate da tutti esperienze surreali di sterminio e sofferenza. Non è per noi concepibile il freddo che provarono in Germania sotto la neve con solo una maglietta. Non è per noi concepibile  la fame che dovettero sopportare, con solo una fetta di pane per pasto. Non è per noi concepibile. Per questo è stato istituito il “Giorno della Memoria”, perché da soli non possiamo ricordare a lungo tutto questo dolore e la commemorazione è l’unico strumento a nostra disposizione.

 

LA COMPLESSA MACCHINA DELLA MENTE

 

Il cervello umano è una macchina estremamente complessa, capace di generare o eliminare informazioni; i ricordi superflui vengono scartati dal nostro cervello, ma non solo quelli, anche i ricordi dolorosi. Il dolore fa parte dell’uomo e fa parte dell’uomo superare un problema dimenticandolo e andando avanti. I tedeschi non sono solo colpevoli di aver ucciso milioni di persone, ma sono anche colpevoli di aver traumatizzato il cervello dei prigionieri che vivevano, sempre che si possa definire vivere, nei lager, in modo tale da rendere impossibile dimenticare questa esperienza per chi l’ha vissuta. Vero è che se non si fossero ricordati di questa esperienza non avrebbero potuto raccontarla; quindi adesso siamo noi che dobbiamo impegnarci a ricordare i fatti per come sono realmente accaduti, sta a noi prevenire ciò che potrebbe ripetersi in futuro, prevenire ciò che non DEVE ripetersi in futuro.

 

La Giornata della Memoria è quindi fondamentale perché, oltre alla sofferenza che si porta dietro, mantiene viva la consapevolezza che non è il ricordo di questi avvenimenti ad essere troppo crudele, ma l’uomo troppo crudele per aver creato macchine di morte come i Lager.



 

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