Parlando di utopie…

Voglio partire subito rispondendo alla prima domanda che mi viene posta. Essa chiede se è possibile pensare ad una società ideale.

A ciò rispondo dicendo che è certamente possibile pensare ad una società idealizzata, ma non si direbbe “utopia” se non fosse irrealizzabile. Mi spiego meglio, è impossibile che esista una società ideale perché l’umanità in primis non lo è, l’uomo è caratterizzato soprattutto dai suoi difetti e non è capace di seguire un prototipo di perfezione senza mai sbagliare, ogni persona desidera il potere, viviamo per ere supesseriori agli altri e ogni cosa che facciamo è quasi sempre fatta per un qualsiasi tornaconto personale. Vi faccio un esempio. Prendiamo il “comunismo” descritto dal filosofo tedesco dell’800 Karl Marx e portato avanti dal politico russo Lenin. Esso nasce come un’idea di società perfetta e così effettivamente sarebbe potuto essere. Il comunismo sovietico però si trasformò presto in “stalinismo” dato che il segretario dell’PCUS Iosif Stalin creò un sistema dittatoriale.

Questo è solo un esempio, ma è lampante il fatto di come le dittature derivino spesso da ideali precisi che vengono poi contraddetti dalla sete di potere di uomini che voglio dominare gli altri.

Il primo esempio di utopia che possiamo ritrovare nella storia è il “comunismo platonico” (da cui sicuramente Marx ha preso spunto) un pensiero appunto del filosofo greco Platone, anche se si inizia già ad avere una visione di costituzione “migliore” con Ippodamo di Mileto.

Secondo Platone una città esternamente ricca e potente, ma divisa da conflitti al suo interno è da ritenersi malata. Pensava che l’unica soluzione fosse mettere al comando chi non ha un proprio interesse da difendere o far valere, ma chi si interessa solamente al bene comune ed all’idea di giustizia (i filosofi). Personalmente Platone è uno dei filosofi che più mi affascinano anche se su alcuni punti di vista non mi trovo pienamente d’accordo con lui. Ad esempio lui divide il lavoro per “capacità” personali, ad esempio ritiene che i contadini siano di valore inferiore ad esempio rispetto ai filosofi che si sarebbero dovuti occupare della giustizia. Io invece credo che tutti abbiamo lo stesso valore e che tutti dovremmo fare la stessa quantità di lavoro per la società ed essere messi tutti sullo stesso piano. Riguardo a ciò mi trovo molto d’accordo con il filosofo francese Montaigne, il quale afferma che non possiamo stabilire se una determinata popolazione sia superiore ad un’altra, perché non abbiamo un metodo di misura con cui provarlo, quindi secondo lui è sbagliato pensare che gli europei siano superiori per esempio alle popolazioni africane, perché le diverse culture presenti nei vari popoli del mondo non possono fungere da strumento di misurazione.

Il termine “utopia” deriva dall’opera di Tommaso Moro “l’Isola di Utopia” che narra del viaggio immaginario di Raffaele Itlodeo in una strana isola-repubblica nella quale è presente una società ideale, Moro si è fortemente ispirato alla “Repubblica” di Platone (la sua più famosa opera) scritta in forma dialogica. L’opera di Moro si basa sull’aspirazione tipicamente rinascimentale verso la pace e la tolleranza religiosa, infatti essa si colloca in un periodo nel quale l’Europa era devastata da varie lotte religiose. Su quest’isola infatti la guerra è proibita, la forza come mezzo per ottenere qualcosa è fortemente disprezzata e chiunque pensi che la propria religione sia superiore alle altre viene cacciato. La proprietà privata è bandita (come nel comunismo platonico) dato che fa parte delle maggiori cause di discordia e lotta, il lavoro manuale è dedicato a tutti e non è un mezzo di arricchimento del singolo individuo, ma per il bene della comunità. Mi trovo molto d’accordo con questo discorso, perché penso che tutti debbano svolgere un lavoro dedito alla crescita e alla salute della società e credo che nessuno dovrebbe ottenere sostentamento sulle spalle di altri, sono fortemente contrario alle società nelle quali sono presenti individui che lavorano poco e hanno tanto e altri che lavorano troppo e hanno poco (ad esempio nel rinascimento). Altro esempio utopico è quello del filosofo Campanella, il quale si illuse di poter realizzare concretamente il suo progetto.

Nella sua opera “La città del Sole” egli racconta in forma dialogica l’incontro tra un nobile e un navigatore genovese il quale racconta di un’isola equatoriale. Qui la famiglia abolita e vengono condannate la proprietà privata e la schiavitù, una società in cui lavoro e scienza rivestono una grande importanza. Inoltre il potere è affidato a un sommo sacerdote, Sol, e a tre ministri Pon, Sir e Mor, che rappresentano la potenza, la sapienza e l’amore.

Sono fortemente in disaccordo con Campanella perché odio quando il potere non viene diviso fra il popolo, ma viene “rubato” o ancora peggio lasciato gestire da pochi o da uno. Nell’isola inoltre viene sottolineata la necessità di un’istruzione basata sull’osservazione diretta delle cose e viene espresso il bisogno di abbattere l’ignoranza, definita come fonte di tutti i mali. Io invece penso che l’istruzione porterebbe alla fine della sua società ideale, perché istruendo le persone esse capirebbero che il sistema assolutista scelto da Campanella limiterebbe i loro diritti. Questo possiamo osservarlo nella storia, ogni dittatura nega la conoscenza per mantenere il popolo ignorante così da renderlo incosciente ed innocuo. Quindi tralasciando il fatto che io repudio l’assolutismo, a parer mio la società ideale immaginata da Campanella nasce già destinata a finire, perché essa stessa fornisce i mezzi per essere smontata.

Personalmente credo di aver già dato un’idea del mio pensiero, io mi ritengo politicamente più vicino al pensiero comunista marxista perché sostiene un pensiero di società perfetta ed ideale per tutti, nella quale tutti potremmo vivere felici e in pace, ma che come ogni cosa viene rovinata dal desiderio di supremazia dell’uomo.

Parlando di utopie…

LIBRI/Tempi difficili per i sognatori