Un viaggio artistico con “Il Pittore e la ragazza” di Margriet De Moore

Il “pittore e la ragazza” di Margriet De Moore è un romanzo che narra di un pittore che si scoprirà essere il famosissimo Rembrandt Harmenszoon Van Rijn, e di una giovane donna, Elsje Christiaens, che fu giustiziata per aver ucciso la padrona per un semplice tallero, e che entrò indelebilmente nella vita dell’artista.

La vicenda è raccontata tramite l’uso di flashback e flashfoward e attraverso una narrazione non lineare, caratterizzata dall’incrocio delle vite dei personaggi. Questa caratteristica causa una iniziale confusione, ma dona vivacità alla trama e permette al lettore di non perdere mai l’attenzione o l’interesse. Durante l’evoluzione della storia ci sono collegamenti culturali tra vari artisti, anche non contemporanei, come ad esempio Van Gogh.

Luoghi e personaggio del pittore

La vicenda è ambientata ad Amsterdam nell’anno 1664 e inizia lungo Rozengratch, una strada nel quartiere di Jordaan tra la Prisengracht a Westermarkt e il canale Singel a De Clercqstraat. Nella società Rembrant è una persona comune, né ricca né famosa. Il libro ci da un’immagine abbastanza chiara del carattere dell’artista, rappresentandolo come un uomo perfezionista dal punto di vista aristico, e di attitudine testarda, al quale importa non del guadagno e nemmeno delle convenzioni sociali, ma di rappresentare ciò lui ama dipingere, nonostante l’Olanda fosse un paese molto restrittivo da un punto di vista religioso. Rembrandt è così caparbio e legato alla sua libertà al punto di rifiutare o contestare delle commissioni, come quando permise che una commissione venisse affidata ad un suo allievo e non a lui a causa del tipo di commissione. Come Caravaggio (che dipingeva i soggetti religiosi impersonandole in prostitute ed ubriaconi), è evidente che a Rembrandt dei gusti del tempo importava poco.

Collegamenti artistici

Artisticamente parlando il suo perfezionismo si intravede già nella scena iniziale, in cui cammina lungo il fiume per andare a comprare delle tele, sperando di trovare qualcosa di più di semplici tele, ma qualcosa che gli permettesse di lasciare un segno. Riguardo alla sua vita vengono evidenziate le perdite di cui egli soffrì (era infatti vedovo, perse i figli, visse in povertà e malato, e la sua amata fu vittima di impiccagione) e la consapevolezza che la vita non sia una garanzia. Riguardo al suo lavoro viene descritta la dolcezza dei suoi quadri, l’uso dei colori e della morbidezza e, in particolare, nel capitolo 7 viene descritto lo studio della luce: il sole non può essere rappresentato perché non può essere guardato senza causare danni agli occhi e la luce viene percepita perché riflessa dagli oggetti. L’artista studia questo gioco di luce osservando la luce naturale e quella da camera. Rembrant ritrasse in due disegni la sua amata, morta in giovane eta.

Opinioni ed impressioni personali

Il modo in cui l’autrice del libro riesce a descrivere la sua uccisione senza dare senso di disgusto, mi ha colpito molto perché dimostra le capacità narrative della scrittrice: concise ma delicate. Ho apprezzato molto il modo in cui è narrata la vicenda, perché non risulta mai noiosa, anzi risulta fluente e ben romanzata, non è solo un libro d’arte, ma una vera e propria storia che ci porta a conoscere qualcosa di nuovo riguardo a Rembrant, che magari non tutti conoscono, e l’arte in generale. Altra cosa che ho apprezzato moltissimo sono i collegamenti con altri autori e con le loro citazioni, l’ho trovato molto interessante ed utile all’apprendimento. La mia preferita è stata sicuramente quella di Van Gogh a pagina 42, nella quale parla delle caratteristiche di un pittore, ovvero riuscire a rappresentare ciò che è singolarmente bello e a farlo vivere negli anni attraverso un connubio tra tecnica pittorica, dea e pensiero… forse sono stato condizionato dalla mia passione per l’arte di Van Gogh, ma questa citazione mi è piaciuta molto e può essere spunto per dei bei dibattiti.