COVID E SPORT/Scendiamo in campo!

In un frammento delle nostre vite dove sentiamo mancare punti di riferimento, ognuno di noi può fare fatica a trovare un’interpretazione alternativa all’attualità che ci circonda, proviamo allora a creare un ponte tra il nostro presente e una squadra di calcio…
Chissà che questa nuova lettura delle cose non ci aiuti a pensare:
Seguitemi, scendiamo in campo!

 

“Studia il passato se vuoi prevedere il futuro” dice Confucio.
Forse non possiamo concederci il privilegio di prevedere il futuro, specie in un periodo come questo, ma possiamo organizzarlo, prepararci ad esso.
Quindi è il momento di analizzare ciò che abbiamo fatto e prepararci alla prossima partita.

 

Primo impatto

Nella scorsa primavera, ci siamo trovati a scendere in campo contro una squadra sconosciuta, in un campo sconosciuto… inermi, inerti.
Difficile capire il perché, inutile trovare un capro espiatorio: come in ogni grande sconfitta si affonda assieme.
Abbiamo imparato a conoscere il nostro avversario, comprenderne la natura, gli schemi, le tattiche, ma ha saputo sorprenderci, prenderci alla sprovvista; e anche quando abbiamo capito le sue intenzioni siamo stati ingenui, abbiamo lasciato che facesse il suo gioco… inermi, inerti.
Il sentirci così deboli e fragili ci ha però uniti: la coesione di intenti è oramai uno dei pochi collanti rimasti nella nostra società, dove ognuno persegue i suoi obiettivi senza curarsi di coloro che lo circondano, siamo così riusciti in un’ opera di sacrificio immane, di una portata difficilmente pronosticabile anche dai più ottimisti.

Siamo stati i tifosi che hanno supportato la squadra, la hanno spinta, sostenuta (nonostante qualcuno, come in ogni tifoseria, si sia saputo distinguere in negativo) e anche se non abbiamo potuto cantare dagli stadi, lo abbiamo fatto dai balconi.

Colpe e colpevoli

Ma cosa succede ad ogni sconfitta?
Ci si mette in discussione.
C’è chi dimostra la capacità di riconoscere i suoi limiti, i suoi errori, di mettere in discussione il proprio operato.
Ai piani alti, e specie in politica, accade però che si debba perdere l’oggettività, lo spirito critico, che si arrivi a ridursi a capi ultrà, che sostengono la propria squadra senza se e senza ma, senza mai fare un passo indietro.
Accade così che il governo non abbia il coraggio di riconoscere i propri errori o incoerenze, e che l’opposizione vada a ridursi ad un insistente e serrato susseguirsi di critiche fini a se stesse.
Una guerra tra curve.
E nelle guerre tra curve, vince quella che grida più forte.

C’è da dire che sono pochi i problemi che io, e credo anche voi, abbiamo visto risolversi gridando.

Può allora essere interessante provare a tuffarci a pieno in un parallelismo calcistico: che cosa succede se un allenatore comincia a fare pochi punti?
Innanzitutto, così come è accaduto nel nostro paese, viene a crearsi una spaccatura tra i tifosi, tra chi ritiene gli errori commessi poco significanti e chi gravissimi, tra chi vede un buon operato e chi una gestione fallimentare.
Come è accaduto in questi mesi, i tifosi chiedono di poter partecipare attivamente alla scelta, esprimono opinioni, si scontrano: il campo di battaglia è ovviamente quello dei social.
La scelta finale spetta però al Presidente, che sia quello del Genoa o della Repubblica poco cambia, il risultato è sempre il medesimo: spaccature. Spaccature profonde.

Il futuro è incerto

Torniamo a noi: ci ritroviamo quindi una squadra non molto supportata, con giocatori di cui la stessa dirigenza si vorrebbe liberare, un allenatore che, dopo un lungo travaglio ( potremmo dire una vera e propria agonia ) ha deciso di dimettersi di fronte ad uno spogliatoio spaccato, un presidente in difficoltà che cerca disperatamente di trovare qualcuno in grado di traghettare la squadra ad un porto sicuro con tranquillità, di riunire il consenso, di costruire un vero futuro. Lo avrà trovato? Questo ce lo dirà solo il tempo.

Mi permetto di fare un’altra cosa comune nel calcio: tento di lanciare il mio pronostico.
Quest’oggi non mi preoccuperò del fatto che il Milan vinca lo scudetto, mi lancio in un pronostico ancor più coraggioso, perché conosco la mia tifoseria, e ho imparato a diventare scettico sulla mia squadra.
Eravamo, siamo, e purtroppo saremo, ancora una volta… inermi, inerti.