Calcio/Italia, da campioni fa più male

L’Italia è di nuovo fuori dai mondiali. Il gruppo che lo scorso Luglio ha illuminato l’intera Europa con partite mozzafiato, per poi espugnare Wembley e aggiudicarsi la coppa che mancava da più di 40 anni, non è lo stesso che ieri sera ha affrontato una Macedonia del Nord pronta e decisa, che ha saputo soffrire con audacia, concretizzando in gol l’unico tiro in porta concesso durante la partita, sebbene la nostra Nazionale abbia avuto delle clamorose occasioni da gol, non sfruttate per mancanza di lucidità. Verratti predica nel deserto, partita sontuosa per il centrocampista azzurro, il reparto Macedone non ha possibiltà di competere, la nostra difesa, tolta qualche sbavatura, fino al 92esimo esprime solidità, l’attacco manca e si sente, le occasioni non vengono sfruttate, forse il blocco di attacco completo Sassuolo (Raspadori, Scamacca, Berardi) non schierato potrebbe suscitare una disapprovazione simile ai Mondiali di Messico ‘70, dove, in finale con il Brasile, l’allenatore azzurro Ferruccio Valcareggi non schierò la coppia di attacco Riva-Rivera. Lo stesso “catenaccio” che ha sempre contraddistinto l’Italia nel mondo come stile tattico, arcigna difesa con veloci ripartenze, la punisce, nella delusione in primis di Roberto Mancini che ha sempre creduto in questo giovane gruppo. Dopo un grande momento di gloria fa male non riuscire più a esprimere lo stesso potenziale, perché alla fine nemmeno la consolazione di un “almeno a testa alta” si addice, quando si sa che si poteva fare molto di più. Dopo quella folle e fantastica notte d’estate possiamo riconoscere l’inizio della fine di un ciclo, forse troppo prematuro per definirlo così data l’età dei nostri giocatori. Prima la Bulgaria poi due volte la Svizzera, accompagnata da quei rigori stregati di Jorginho e l’ultima tappa dei gironi di qualificazione contro l’Irlanda del Nord con un inaspettato zero a zero, per non dimenticare la sconfitta in Nations League con la Spagna. Così si arriva al momento in cui l’arbitro fischia e rimaniamo ancora una volta ammutoliti davanti ai nostri televisori, accompagnati dal dejavù della Svezia. Il futuro è incerto, l’animo dei tifosi italiani condannato da questa disfatta, si parla già di rivoluzione ma il termine “ricostruzione” sarebbe più appropriato dopo il duro lavoro dei precedenti 5 anni. C’è dell’amaro e molta delusione ma la passione per il calcio di questo paese non frenerà il ritorno del tricolore dove merita di stare.

Calcio/Italia, da campioni fa più male

AMICI/Prima puntata flop?

Calcio/Italia, da campioni fa più male

ABORTO/Passi indietro