PONTE MORANDI/Il processo continua

 

Era il 14 agosto del 2018 quando a Genova, durante un temporale, è crollato il ponte Morandi, importantissimo per la viabilità di tutta la Liguria. Oggi si sta svolgendo un lungo processo sulle cause del crollo e questo articolo cercherà di riassumerlo al meglio.

Com’è nata l’idea del processo

A Genova sono più di 100 milioni di euro di danno per i sette anni per cui i frequentatori dell’autostrada genovese hanno pagato il pedaggio senza che furono effettuati lavori di manutenzione a cui la quota del pedaggio è destinata. Le associazioni di consumatori, la mattina del 18 gennaio, chiesero di partecipare all’udienza preliminare per il secondo processo del Ponte Morandi. Sono 47 persone imputate, tra cui ex vertici di autostrade e Spea, per i mancati controlli su ponti e gallerie. Questa cifra si è calcolata basandosi sulla percentuale di pedaggio pagato da circa 57 milioni di auto l’anno, per i 7 anni, che sarebbe dovuto essere investito per la manutenzione da parte di Asp, Autostrade per l’Italia, che secondo l’accusa non è avvenuto. Sono circa 30 i soggetti giuridici che hanno chiesto di partecipare all’udienza tra cui il Comune di Genova, di Cogoleto, Campo Ligure, Rossiglione e Masone. Hanno partecipato anche i sindacati dei lavoratori, fatta eccezione per la CGIL. 

La richiesta del processo più da vicino 

Essi hanno chiesto un risarcimento di oltre cinque milioni di euro. Tale richiesta è stata rinviata all’8 febbraio dove verranno discusse le varie richieste dei diversi comitati, tra cui il “Comitato Ricordo vittime ponte Morandi” che chiede strutture più sicure nel futuro, e la “Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica”. Successivamente sarà il giudice a decidere le ammissioni. Tra i 47 imputati troviamo Giovanni Castellucci, Michele Donferri, Mittelli e Paolo Berti . Le accuse, a vario titolo, sono falso, frode, attentato alla sicurezza dei trasporti e crollo colposo. 

 

Articolo di Bacigalupo Marta, Vargas Alessia, Barattini Romilda