TARANTINO E LA FILOSOFIA PULP

Quando si parla di cinema in un modo o nell’altro alla fine esce sempre il suo nome, è inevitabile non citare il maestro dello straniamento, il re del pulp, il citazionista anarchico che ha rivoluzionato il mondo del cinema. Stiamo parlando ovviamente di Quentin Tarantino.

Nato nel 1963, si costruisce da solo una cultura e, soprattutto, una formidabile carriera. Il giovane Tarantino è appassionato di spaghetti western e di Kung fu giapponesi e decide di portare avanti una missione praticamente impossibile: riprendere due tra i generi più ripetitivi e noiosi della storia del cinema e spremerli ancora un po’, partorendo così gli 8 (9 a luglio) capolavori del più grande visionario del cinema moderno. Già, perché se si parla di Quentin Tarantino, si parla sempre di capolavori, a prescindere dai gusti. È proprio in questo che il regista non delude mai: riesce sempre a stupirci e a farci riflettere sul perché di quella determinata scena, a farci uscire dalla sala pronunciando sempre la stessa frase: “quello è un pazzo”. Pazzo In tutti i sensi. Tarantino piace così tanto perché ricrea, a modo suo, gli eroi che il mondo moderno aveva ucciso. I nuovi protagonisti sono coloro che non agiscono per onore, per la patria, per la famiglia, per Dio; no, tutti combattono per sé stessi, per quello che il destino malevolo li ha riservato. Beatrix, protagonista dei due volumi di Kill Bill, ne è l’esempio più calzante: una spietata assassina che si risveglia dal coma provocato dal padre di sua figlia, durante il matrimonio con un altro uomo… il personaggio interpretato da una splendida Uma Thurman cerca vendetta per più di 4 ore di film.
E se nel suo caso il motore della storia è la vendetta, per i Bastardi Senza Gloria è l’odio per i Nazisti, nessuna smanceria su quanto sia sbagliata e orrenda la guerra e le atrocità di Hitler, solo odio. Potremmo continuare per ore a fare esempi simili, ma lo schema di Tarantino è sempre lo stesso: il razzismo, la guerra, lo schiavismo, l’antisemitismo, sono solo sullo sfondo, che lascia il posto agli egoismi dei singoli personaggi. Questa è la rinascita dei nuovi eroi, il “Crepuscolo degli idoli” di Nietzsche, ovvero la filosofia del martello, dove la morale si separa dalla morale stessa. «La guerra – scriveva il filosofo – è sempre stata la grande accortezza di tutti gli spiriti divenuti troppo interiori, troppo profondi». L’uomo, messo in difficoltà dalle vicende della guerra, si riduce al suo puro istinto. Riesce a comprendere cosa sia capace di fare, delle atrocità che sarebbe pronto a commettere in situazioni estreme. Deve semplicemente fare una scelta: vivere o morire.
Questa è la filosofia dei protagonisti “alla Tarantino”, gli eroi che diventano eroi dal primitivo essere uomo.
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Cinema e propaganda

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