BREXIT/Il calcio alle prese con il dilemma degli stranieri

Cosa sta accadendo in UK

A partire dallo scorso 31 dicembre 2020 il Regno Unito non fa più parte del territorio doganale europeo. Questo evento storico ha inciso anche sul calcio inglese, in particolare sulle trattative riguardanti i giocatori con età minore ai 21 anni. Le 3 associazioni a capo del calcio britannico, Premier League (a capo dell’omonimo campionato), EFL (a capo delle 3 serie minori del calcio inglese) e FA (gestore di tutti i campionati e delle varie nazionali inglesi) si sono accordate per studiare un piano da attuare durante questa sessione invernale di calciomercato.

Le restrizioni

Le 3 associazioni hanno proposto al ministro degli interni un piano di “prelievo”  di giovani talenti da parte dei club che impone delle restrizioni: innanzitutto l’ottenimento di un permesso lavorativo così come per qualunque cittadino straniero che non ha il diritto di lavorare nel Regno Unito. Dopodiché i club, per far trasferire gli atleti, avranno a disposizione 3 slot nella sessione di calciomercato invernale e 6 durante durante l’intera stagione. Infine, i calciatori dovranno essere obbligatoriamente maggiorenni per potersi trasferire oltremanica.

I criteri di assegnazione dei punti per ottenere il permesso lavorativo sono i seguenti:

  • presenze internazionali a livello di prima squadra e giovanile
  • qualità del club di provenienza del giocatore: campionato di appartenenza della società, posizione in classifica e percorso nella competizione continentale
  • minutaggio nei club di provenienza

Un esempio di grande talento che poteva essere perduto

Proviamo a mettere in pratica l’assegnazione dei punti. Prendiamo come esempio Pierluigi Gollini, attuale portiere dell’Atalanta, che nel 2012 fu acquistato dal Manchester United.

  1. Applicando le attuali restrizioni, non si può ritenere soddisfatto il primo criterio poiché il calciatore esordì con la nazionale U18 sei mesi dopo il trasferimento in Greater Manchester.
  2. Il secondo criterio può soddisfare “per il rotto della cuffia” i supervisori inglesi perché la Fiorentina quell’anno arrivò tredicesima nel massimo campionato italiano, ma non si qualificò a competizioni europee.
  3. L’estremo difensore, durante la sua permanenza a Firenze, giocò da titolare tutte le partite del campionato della sua fascia d’età; perciò il terzo requisito è più che soddisfatto.

Quindi da questo test si può intuire che l’esito è poco sotto la sufficienza, perciò il calciatore avrebbe dovuto fare domanda per ottenere un permesso a un Exeptions Panel.

Le opinioni dei diretti interessati

Jurgen Klopp, allenatore del Liverpool, che ha sempre sostenuto un pensiero filo-anti-brexit, si è espresso così in un’intervista riportata dal giornale The Guardian sulle nuove restrizioni importate al calcio:

“Sto aspettando di vedere la prima cosa positiva che porterà la Brexit. Michael Edwards (ds del Liverpool) è stato coinvolto in molte discussioni e il club ha “lottato” per trovare una giusta soluzione. Ma nonostante tutto ne è uscita una – a mio parere – sbagliata. Cosa migliorerà veramente con la Brexit?”

Klopp è stato uno dei pochi ad esprimersi, ma già da un allenatore rispettato e stimato in tutto il continente come lui si può intuire che molti club d’oltremanica non hanno apprezzato la decisione dei vertici del calcio inglese.

L’unica cosa che si percepisce già è una grossa perdita di grandi talenti per molti club britannici. Durante la revisione delle regole (che verrà fatta in primavera) probabilmente si faranno modifiche consistenti per cercare di creare un piano che accontenti club e governo. Cambierà qualcosa? Saranno soddisfatti tutti?