BELLUGI/Il calciatore che ha perso le gambe per colpa del Covid

Mauro Bellugi è stato un calciatore molto famoso negli anni ’70 e ’80, ha vinto uno scudetto con l’Inter e ha disputato i Mondiali di calcio con la nazionale italiana. Ai giovani di oggi il suo nome non dice nulla ma è salito alla ribalta per colpa del Covid. Dalla nascita aveva ereditato l’anemia mediterranea, malattia che colpisce i globuli rossi, ma in forma non grave, senza sintomi: il virus però ha interagito con quel male e ha aggravato la situazione, provocandogli problemi alla circolazione fino alla cancrena. I medici sono stati costretti ad amputargli entrambe le gambe.

Una tragedia per un uomo di 71 anni che è riuscito però, grazie al suo carattere, a prenderla abbastanza bene. Ha spiegato di avere avuto grandi dolori, sia prima sia dopo le operazioni, ma di essere ora pronto ad affrontare la riabilitazione. Si è anche messo subito alla ricerca di protesi che gli consentano di “andare almeno da casa al ristorante e ritorno” ha detto al telefono scherzando.

La moglie ha spiegato cosa è successo: “Era il 4 novembre, da giorni Mauro aveva male alle gambe. Non ci eravamo preoccupati più di tanto perché in conseguenza della sua attività sportiva non era infrequente. Negli ultimi giorni però i dolori erano aumentati e lui che pure ha una capacità di sopportazione notevole si lamentava molto. In ospedale è risultato positivo, poi un medico mi chiama per informarmi che era stata compromessa la circolazione periferica delle gambe. Si erano verificate piccole ischemie ai vasi capillari. I medici mi spiegano che l’unica soluzione era l’amputazione delle gambe, non volevo credere che non ci fosse un’alternativa. È stato spostato a Niguarda dove hanno tentato di riaprire le vene, ma invano. Aveva entrambe le gambe nere”.

Avevo male dappertutto, le gambe, la schiena – ha raccontato Bellugi ai giornalisti -. Una sera, anche ai piedi e non mi era mai successo. Mi levo i calzini e vedo che sono diventati neri come la pece. Così corro all’ospedale Monzino dal mio amico Piero Montorsi, interista matto, che mi guarda e mi dice: Mauro, inutile girarci intorno, se vuoi vivere bisogna tagliare, altrimenti puoi pure morire in due ore. Avevo la cancrena fino all’inguine e un male, no, davvero, non puoi capire che male”.

Dopo l’intervento ha raccontato al telefono la sua esperienza a tanti amici e cronisti.  “La malattia di cui soffrivo non mi dava problemi, però aveva bisogno di un socio, di un compagno di merende, e insieme al Covid si sono trovati e hanno fatto baraonda, un macello proprio, quei due insieme si sono scatenati”, ha aggiunto Bellugi che ha dunque visto il Covid da vicino: “Un uomo di 30 anni vicino a me ha telefonato ai genitori per salutarli e il giorno dopo è morto. Chi nega il Covid non capisce, bisognerebbe mettersene due di mascherine”.

Ora Bellugi sta sfogliando il catalogo delle protesi: “voglio quelle di Pistorius” e pensa anche a come guidare l’auto senza gambe. “Lo sai che esiste anche una protesi con i sensori? È come avere una specie di piede. Che dici, me la prendo? Perché io non accetterei mai di essere superato da qualcuno per strada, eh”.

  Pensa ad Alex Zanardi. “Lui è un triplo supereroe, io sono solo un uomo con un po’ di palle che si ispirerà ad Alex – ha concluso – E sono sicuro che lui uscirà dall’ospedale guarito e rimesso a nuovo, e continuerà a mostrarci come si vive”.

Bellugi con la maglia neroazzurra, negli anni ’70