COVID/Il virus chiede vendetta alla Cina

È passato più di un anno dal primo caso di Coronavirus e, nonostante ciò, questo continua ad incombere sulla popolazione mondiale. E anche se il vaccino si sta diffondendo pian piano nei paesi più grandi, la Cina sembra essere di nuovo bersaglio di questa calamità. La domanda sorge allora spontanea: “ma non hanno ancora capito la lezione?”.

Per capire meglio, però bisogna fare un passo indietro e capire cosa accadde l’anno scorso e le differenze rispetto a questa nuova ondata.

Nel novembre dello scorso 2019, iniziano a registrarsi in Cina misteriosi casi di un virus mai visto prima e con un potere infettivo di carattere spaventoso. Presto Wuhan capitolerà, ponendo in lockdown più di 10 milioni di persone.

Dopo una dura ed estenuante lotta, il 26 settembre 2020, il bollettino medico della Commissione Sanitaria Nazionale cinese annuncia 15 nuovi casi di SARS-CoV-2, ma tutti provenienti dall’estero.

Quel giorno, la zona continentale conta infatti 0 casi a livello locale, dimostrando che il sacrificio di tutti coloro che combatterono in prima linea è servito a qualcosa.

Da lì a poco, la nazione ritornerà alla normalità, quasi come se nulla fosse mai accaduto. Riaprono gli aeroporti, riparte il turismo, e l’economia sembra quasi che si risvegli da un lungo letargo.

Innumerevoli servizi hanno mostrato come il grande paese orientale fosse uscito da quella spiacevole situazione, ma anche come le persone si fossero adattate velocemente alla normalità, a volte addirittura non indossando alcuna mascherina.

Sfortunatamente per loro però, il virus non era ancora stato debellato definitivamente.

Alla vigilia del capodanno lunare 2021, ricorrenza importantissima per la cultura cinese, il bollettino indica un nuovo record di contagi che ammonta a 115 nuovi casi accertati, il doppio di quelli del giorno precedente.

Data questa situazione, le autorità di Hebei, provincia situata a nord di Pechino, emana un nuovo lockdown e il suo governo ha già comunicato di essere entrata in “modalità di guerra”.

Dopo Shijiazhuang e Xingtai, il terzo cluster posto in isolamento è Langfang, per un totale di 22 milioni di persone in quarantena, il doppio degli abitanti di Wuhan.

Le misure sono drastiche: bloccati tutti i trasporti, sia pubblici sia privati; niente aerei, treni e spostamenti in autostrada.

La stessa cosa avviene nella provincia nord-orientale dello Heilongjiang, dove altri 5,2 milioni di persone residenti nella città di Suisha sono state messe in lockdown.

Il totale di isolati in Cina ammonta quindi a circa 28 milioni. Ed essendo che questo numero è prossimo a crescere, il 19 gennaio, nella capitale di Pechino, è stata introdotta l’innovativa quarantena in modalità “14+7+7”.

E in cosa consistono questi numeri? Per farla breve, come indica la sua denominazione, questo modello di prevenzione si divide in tre parti: la prima consiste in una quarantena medica centralizzata di 14 giorni, successivamente si passa ad una settimana di isolamento presso il proprio domicilio o centralizzata e infine 7 giorni di monitoraggio sanitario, dove il paziente può proseguire la propria routine, senza però assembramenti.

Come abbiamo visto, la Cina non sta vivendo la stessa situazione di quel lontano novembre del 2019, ma bensì questa volta sembra essere molto più critica, poiché il territorio nazionale si sta macchiando pian piano di nuovi cluster, anche più grandi di Wuhan.

Per concludere quindi, cosa ci possiamo aspettare nei prossimi mesi? È un vero e proprio mistero, in quanto nonostante i vaccini siano già in produzione, il paese dovrà comunque affrontare una nuova ondata prima del loro arrivo, e inoltre l’immunità di gregge sarà molto difficile da raggiungere con rapidità, essendo il luogo più popolato sul pianeta.