DISORDINI IN AMERICA/Proteste o rivolte?

La cronaca degli ultimi giorni è stata dominata da una notizia che ha lasciato a bocca aperta la popolazione mondiale: l’assalto al congresso USA da parte dei sostenitori dell’uscente presidente statunitense Donald Trump.

Il fatto ha avuto luogo nel pomeriggio del 6 gennaio 2021, al termine del comizio “Save America”, presieduto dall’ormai quasi ex presidente, che aveva incitato i suoi sostenitori a sfilare verso il Campidoglio, dove stava per venire riconfermata la vittoria di Biden.

I supporter di Trump hanno prima occupato la scalinata del Parlamento per poi fare irruzione nell’edificio, dopo un vago ed inutile tentativo di opposizione da parte della polizia locale.

L’assalto è stato seguito da scontri violenti che hanno visto un bilancio definitivo di 4 morti, 13 feriti e un totale di 52 arresti. Visti questi drammatici dati la sindaca di Washington ha disposto il coprifuoco dalle 18, ora locale, dello stesso giorno e lo stato di emergenza fino al 21 gennaio 2021.

Fortunatamente il presidente eletto Biden e la sua vice Kamala Harris sono usciti illesi dall’insurrezione e sono stati portati al sicuro in un luogo di massima sicurezza.

Nelle ultime ore negli USA si sta riflettendo sulla rimozione immediata di Trump, accusato di aver incitato i suoi sostenitori alla rivolta.

Questo 2021, che i mass media e i maggiori esponenti politici mondiali hanno descritto negli ultimi mesi come un’occasione di ripresa economica e sociale, un anno in cui tutti saremmo potuti ritornare alla vita di prima, visto il lancio della campagna vaccinale contro il coronavirus a livello mondiale, è iniziato come nessuno si sarebbe mai aspettato.

In seguito all’accaduto non si sono fatte aspettare le critiche nei confronti del presidente uscente, considerato l’artefice della rivolta.

In particolare il presidente eletto Biden ha affermato :”Ieri, a mio avviso, è stato uno dei giorni più bui nella storia della nostra nazione: un assalto senza precedenti alla nostra democrazia, un assalto alla cittadella della libertà, allo stesso Campidoglio degli Stati Uniti d’America, un assalto allo stato di diritto”. E ancora :”Trump ha scatenato un assalto a tutto campo contro le nostre istituzioni, contro la nostra democrazia, fin dall’inizio. E ieri è stato il culmine di quell’attacco inesorabile. Nessuno può dirmi che, se ieri fosse stato un gruppo di Black Lives Matter a protestare, non sarebbe stato trattato in modo molto, molto diverso dalla folla di teppisti che ha preso d’assalto il Campidoglio. Noi tutti sappiamo che è vero, ed è inaccettabile, totalmente inaccettabile.”

Il discorso di Biden, che ha definito l’accaduto come un “attacco alla democrazia”, ha fatto molto riflettere la comunità nazionale soprattutto per quanto riguarda la questione del razzismo in America e delle discriminazioni nei confronti degli attivisti di “Black lives matter”.

Le accuse di discriminazioni maggiori arrivano dai gruppi di attivisti per i diritti degli afroamericani, tra questi il Black Lives Matter Global Network non ha esitato a farsi nuovamente capo della protesta descrivendo l’irruzione nel Parlamento come un vero e proprio “colpo di stato”, criticando il comportamento della polizia americana: “Un altro esempio dell’ipocrisia nella risposta delle forze dell’ordine del nostro paese alla protesta”. “Quando i neri protestano per le nostre vite, siamo troppo spesso accolti da truppe della Guardia Nazionale o polizia equipaggiate con fucili d’assalto, scudi, gas lacrimogeni ed elmetti da battaglia”. “Non lasciatevi confondere, se i manifestanti fossero neri, saremmo stati colpiti da gas lacrimogeni, picchiati e forse colpiti”.

E oltre a coloro che da sempre si battono per questa causa, sono sempre di più le persone che accusano la polizia americana di discriminazione razziale.

Veramente quindi per due tipologie di proteste sensibilmente diverse ci sono stati due trattamenti altrettanto diversi da parte della polizia statunitense?

Mettiamo le due situazioni a confronto.

Nella primissima protesta di Black Lives Matter nello scorso giugno, a seguito dell’uccisione del 46enne afroamericano George Floyd da parte di due poliziotti statunitensi, i manifestanti sono stati ostacolati con gas lacrimogeni e alla fine ci sono stati un totale di 88 arresti, un dato ben diverso da quello presentato in precedenza per quanto riguarda l’attacco al Parlamento.

E se nelle immagini delle proteste dello scorso giugno si vedono membri della Guardia Nazionale armati di tutto punto che cercano di disperdere in qualsiasi modo gli attivisti della protesta pacifica, nell’assalto al congresso i sostenitori di Trump erano già entrati nell’edificio prima ancora che la Guardia Nazionale fosse attivata.

Secondo il Washington Post, il dipartimento della Difesa avrebbe respinto, nel pomeriggio del 6 gennaio, una prima richiesta di invio della Guardia Nazionale avanzata dal municipio di Washington, al fine di proteggere il Parlamento da ribellioni di questa tipologia, che sarebbero potute essere tranquillamente prevedibili, essendo stato il raduno dei sostenitori di Trump programmato già da settimane.

Ed ecco che alla nostra domanda viene data una, seppur dolorosa, risposta.