INDIA/L’incubo di una nazione

Le immagini che giungono dall’India, varrebbero più di qualsiasi parola. I pazienti muoiono fuori dagli ospedali in attesa di ricovero. I più fortunati che riescono ad ottenere un letto, non ce la fanno a causa della scarsa disponibilità di ossigeno.

L’incremento esponenziale di casi di Covid-19, che ha portato la seconda ondata in India, ha sconvolto il mondo intero ed è legato a diversi fattori: quello dello sviluppo di una nuova variante (quella indiana appunto) e la puntata dei decessi, la cui curva non si azzarda a scendere. A questi è direttamente collegata la preoccupante mancanza di ossigeno negli ospedali, dovuta anche e soprattutto al suo uso privato e al suo acquisto crescente al mercato nero.

I numeri dell’emergenza

L’India, come numero di contagi, è seconda solo agli Stati Uniti. Conta, infatti, 360.960 nuovi casi nelle ultime 24 ore, che porta a oltre 17,6 milioni dall’inizio della pandemia. Il numero di decessi registrati è preoccupante: 2.771 solo nelle ultime 24 ore, il che significa che in India muoiono di Covid 115 persone all’ora. E secondo gli esperti i numeri che trapelano sono di molto sottostimati. Bisognerebbe, dicono, moltiplicarli dalle 2 alle 5 volte.

Donazioni straniere: solidarietà pura o c’è il tornaconto?

La situazione è talmente drammatica da aver immediatamente richiamato l’attenzione dei Paesi occidentali, che si sono detti disponibili a dare il loro contributo. Nei prossimi giorni dovrebbero arrivare in India 495 concentratori di ossigeno e 140 ventilatori inviati dal Regno Unito; aiuti simili verranno inviati anche da Francia e Germania. Quanto agli Stati Uniti, non solo stanno organizzando un simile sostegno sanitario, ma stanno cercando anche di intervenire alla radice del problema: le difficoltà a livello di produzione e distribuzione vaccinale.

Ma non si tratta di pura solidarietà. Infatti, in tutti i Paesi più avanzati, si è formata la perspicace consapevolezza di come l’India possa diventare l’intoppo dell’evoluzione e risoluzione della pandemia. Da un lato per il diffondersi della nuova variante, che rischierebbe di frenare e depotenziare l’intensa campagna vaccinale che ormai quasi tutti gli stati hanno adottato; dall’altro, le difficoltà nella produzione e distribuzione dei vaccini non bloccherebbe solo il processo di immunizzazione nazionale, ma anche quello globale, in quanto il 60% dei vaccini vengono prodotti proprio in India.

Secondo l’Oms, la variante indiana del virus, che sembra molto contagiosa e soprattutto molto mutata, sarebbe già stata rilevata in 17 diversi Paesi tra cui Italia, Regno Unito e Stati Uniti. Potrebbe essere l’inizio di una piccola grande emergenza nell’emergenza.

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