MAGGIORITARIO O PROPORZIONALE?/La sfida delle leggi elettorali

Improvvisamente torna d’attualità in Italia il tema della legge elettorale, ossia quella legge che dice come trasformare in seggi i voti ottenuti dalle varie formazioni politiche. Due le visioni che, come sempre, si scontrano, una proporzionale e una maggioritaria.

 

La legge elettorale proporzionale:

L’Italia è divisa in circoscrizioni a cui è assegnato un tot di seggi. Facciamo un esempio:

Totale seggi da assegnare: 630

Circoscrizione 1: 100 seggi

Circoscrizione 2: 150 seggi

Circoscrizione 3: 200 seggi

Circoscrizione 4: 180 seggi

Si vota. Ogni partito in ogni circoscrizione conquista un numero di seggi proporzionale al numero di voti ottenuti.

Vantaggi di questa legge elettorale: rappresentatività; ogni movimento politico è adeguatamente rappresentato;

Svantaggi di questa legge elettorale: poca governabilità se ci sono molti partiti; le alleanze per capire chi governa devono essere stipulate dopo le elezioni in base ai risultati.

Ci sono dei correttivi possibili?

Sì, due:

1) proporzionale alla tedesca (quello proposto dal governo)

Stesso procedimento, ma accede alla ripartizione dei seggi chi, in ogni circoscrizione, raggiunge almeno il 5% dei voti.

–> i partiti più piccoli si lamentano perchè non riescono ad entrare in parlamento

–> è allora previsto un diritto di tribuna, corrispondente a un tot. numero di seggi assegnati a partiti minori che non superano il 5%

2) proporzionale alla spagnola (per molti commentatori sarebbe questa la proposta di mediazione che potrebbe comportare la convergenza delle maggiori forze politiche del paese)

Stesso procedimento, ma con circoscrizioni più piccole, in modo che siano minori i seggi da assegnare e maggiori, pertanto, le percentuali da raggiungere per partecipare alla ripartizione.

 

La legge elettorale maggioritaria:

L’Italia è divisa in Collegi tanti quanti sono i deputati o i senatori da eleggere. In ogni collegio si presentano quanti candidati vogliono. Chi prende anche un solo voto in più degli altri conquista il Collegio.

Vantaggi: i partiti tendono ad allearsi prima delle elezioni per far convergere i propri voti su un candidato ed essere più competitivi rispetto ai rivali; di conseguenza diminuiscono partiti e coalizioni che tendono ad assestarsi su uno schema bipolare, al massimo tripolare… è un sistema che assicura maggiore governabilità al paese.

Svantaggi: i partiti minori sono esclusi dai giochi, i parlamentari rispondono molto di più al territorio che li ha eletti (e mandati in parlamento) che alle logiche politiche, essendo di fatto meno gestibili dal partito centrale e non garantendo fino in fondo la governabilità per tutta la legislatura.

 

Il punto della situazione

Fino ad oggi il nostro paese si è servito di sistemi misti, spesso proporzionali (con una quota di seggi assegnati con il maggioritario) come per la legge elettorale vigente (il cosiddetto Rosatellum) o maggioritari (con una quota di seggi assegnati con il proporzionale) come nel caso del cosiddetto Mattarellum, ideato da Mattarella quando era deputato e rimasto in vigore da metà degli anni ’90 fino a metà degli anni zero.

 

Due referendum che possono cambiare tutto

Il governo adesso intende procedere alla modifica della Legge elettorale, partendo a discutere su un’ipotesi di legge proporzionale alla tedesca, con sbarramento al 5%. In questi giorni (mercoledì 15) la Corte Costituzionale, di contro, dovrà decidere circa l’ammissibilità di un quesito referendario proposto dalla Lega che prevede l’abolizione della quota proporzionale dall’attuale legge elettorale e il passaggio ad un maggioritario puro. Questo fatto, unito all’altro referendum su cui voteremo (il dimezzamento dei parlamentari), potrebbe portare ad una vera riforma del sistema politico italiano. Pensate che cosa sarebbe un’Italia divisa in 200 collegi per il Senato con sfide maggioritarie: i partiti diminuirebbero drasticamente e le sfide sarebbero, pressoché in ogni collegio fra due schieramenti. L’Italia dei mille partiti e dei mille campanili potrebbe trovarsi, tutta d’un tratto, bipartitica e semplificata. C’è da crederci? O forse è meglio tenersi la complessità del sistema attuale? Ai posteri l’ardua sentenza.