PATRICK ZAKI/Quando lottare per i diritti umani diventa un crimine

In questi giorni ricordiamo Patrick Zaki, imprigionato in Egitto il 7 febbraio 2020, (circa un anno fa). Arrestato ufficialmente per diffusione di notizie false e adesione ad un gruppo terroristico, Patrick si trova ancora imprigionato nel penitenziario di Tora.

Chi è veramente Patrick?

Patrick viene descritto come un ragazzo d’oro di 28 anni, attivista in difesa dei diritti umani.

Si batteva per i diritti delle donne e degli omosessuali; inoltre collaborava anche con una ONG egiziana: “Eipr” (Egyptian Initiative for Personal Rights). 

Era volenteroso di abbattere qualsiasi tipo di barriera e pregiudizio verso il “diverso” e lo “straniero”.  Patrick era arrivato a Bologna a settembre del 2019  per partecipare ad un master di studi di genere proposto dall’università della città (UniBo), dove si era ambientato ed integrato subito bene.

Raccontiamo più precisamente l’accaduto

Il 7 febbraio Patrick decide di partire per l’Egitto per andare a trovare la sua famiglia nella città di Mansura, dove purtroppo non arriverà mai. Mentre era sottoposto ai soliti controlli di routine all’aeroporto improvvisamente viene scortato in una stanza isolata: da lì il suo martirio in Egitto ha inizio.

Viene subito traferito in prigione , dove passerà (e sta ancora passando) giorni infernali: torture, fame, stenti, rinvii dei processi e continue negazioni dei diritti umani basilari. Sono 11 i rinnovi delle detenzioni e 13 invece i rinvii delle udienze, un incubo che sembra non aver fine per Patrick. La misura cautelare è stata recentemente rinnovata per altri 45 giorni; la notizia è stata diffusa sui media egiziani e poi confermata dall’avvocato Hoda Nasrallah.

La famiglia riesce a ricevere poche informazioni e notizie del figlio in prigione. Qualche volta arrivano alcune lettere scritte da Patrick, dove racconta le sue paure, soprattutto a tempo di Covid. Nelle prigioni egiziane non sono presenti regole ferree per prevenire la pandemia, aggiungendo a questo il fatto che Patrick è asmatico.

L’UniBo e i bolognesi non si arrendono

La primissima mobilitazione da parte della città di Bologna si manifesta con un grande corteo in piazza Maggiore: cinquemila sono i cittadini, per lo più studenti, a ricordare Patrick e sperare nella sua liberazione.

Un’iniziativa organizzata dall’università di Bologna con Amnesty International è “Una sedia per Zaki”. Questa consiste nel posizionare sagome richiamanti Patrick nelle biblioteche, nei festival e nelle piazze delle città. Citiamo anche la raccolta firme lanciata per permettere allo studente di avere la cittadinanza italiana dalla community ‘Station to Station’ e rivolta al presidente Mattarella.

L’UniBo, sotto volere del rettore Francesco Ubertini, inaugura inoltre l’anno accademico in nome di Patrick, per ricordarlo e per far capire che la lotta non è ancora finita, giustizia deve essere fatta.

Infine dieci manifesti sono stati affissi recentemente per molte città europee, sempre richiamanti giustizia per Patrick. Questi sono stati realizzati dai vincitori di un contest internazionale: Free Patrick Zaki, prisoner of conscience.

Quanto la religione influenza il modo di vivere e pensare

Il caso di Patrick è molto particolare, un ragazzo che lotta per i diritti di donne, omosessuali e minoranze finisce in prigione senza motivo, con accuse infondate. L’Egitto è un paese instabile sotto questo punto di vista (il caso Giulio Regeni è già un altro esempio, se pur con differenze), influenzato da uno stile di vita completamente incentrato sulla religione islamica.

La religione non dovrebbe mai essere usata come espediente per odiare senza un vero e proprio motivo una certa categoria di persone. I “religiosi” che leggono i testi sacri “parola per parola” estremizzandoli sono sempre esistiti in qualsiasi religione e, nei peggiori dei casi, hanno creato morte e distruzione.

Non bisogna neanche cadere nella trappola dello “stereotipo”, nessun credo religioso porta o istiga alla violenza, tutto sta alla coscienza del singolo e a come le scritture vengono interpretate nel mondo moderno.

Ognuno può avere la propria opinione su un argomento, l’importante è non intaccare la libertà di una persona solo perchè non si approva quello che pensa e fa. Le religioni non hanno nulla di sbagliato, ognuno può credere in quello che vuole in quanto vige, almeno in Italia, la libertà di culto e pensiero. L’importante è che sempre ci sia rispetto e “non violenza” tra persone di diverso culto e verso persone che, come nel caso di Patrick, sensibilizzano e lottano per i diritti di omosessuali, donne e minoranze.