DIARIO DI SICILIA/Si riparte – Storia di un viaggio che rimarrà nel cuore

Finalmente si riparte! E si riparte con un progetto non solo meramente scolastico, “Vivere nella legalità”, mantenuto con determinazione, anche a distanza, in questo periodo di Covid, per cercare di non perdere quel filo che ormai da quattro anni ci unisce alle associazioni “Libero Fuuro Castelvetrano”, “I giusti di Sicilia” e “Liberjato”, che operano con grande coraggio in quella terra ricca di contrasti che è la Sicilia. Gli alunni coinvolti nel progetto sono i ragazzi delle quinte scientifico che si preparano ad affrontare come inviati sul campo il tema “Antimafia quotidiana”. Nonostante abbiano avuto lo scorso anno la possibilità di conoscere, attraverso incontri mirati su piattaforma zoom, le storie di persone che hanno operato e che operano sul territorio siciliano, non credo siano pronti ad affrontare l’impatto con una realtà così dura e apparentemente lontana dalla nostra. Sarà un’occasione importante per fermarsi, riflettere e diventare più consapevoli delle proprie scelte.

Si comincerà gradualmente esplorando i luoghi simbolo di Palermo della lotta alla mafia. Il nostro percorso comincerà a Piazza Marina, dove un memoriale ricorda Joe Petrosino, poliziotto italo-americano in servizio a New York; la mafia americana all’epoca non si poteva permettere di uccidere un poliziotto, quella italiana purtroppo sì, perciò hanno aspettato che Joe tornasse in patria nel corso di un’indagine riservata e lo hanno ucciso proprio a Palermo.

Prima di risalire lungo Via Vittorio Emanuele arriveremo in Piazza Pretoria, dove è posta l’omonima fontana, anche nota come “fontana della vergogna”. Il motivo di questo soprannome è duplice: da una parte le nudità delle figure rappresentate mal si legavano alla pudica cultura isolana, dall’altra la vergogna è quella dei cattivi governanti, simboleggiati dall’adiacente Palazzo Pretorio che oggi è sede dell’amministrazione cittadina. La storia delle collusioni tra stato e mafia è antica, ma vale la pena ricordare il periodo noto come “sacco di Palermo”, durante il quale l’allora sindaco Vito Ciancimino, noto esponente mafioso, ha elargito oltre 800 licenze edili con il preciso scopo di distruggere una moltitudine di ville storiche per costruire delle anonime palazzine.

In cima a Via Vittorio Emanuele si affaccia l’imponente Cattedrale che potrà dare spunto per ricordare i rapporti controversi e disomogenei della chiesa cattolica con la mafia. Attraverso Via Beati Paoli si arriverà a Piazza della Memoria, proprio tra il vecchio e il nuovo tribunale di Palermo. Qui un memoriale ricorda l’estremo sacrificio dei giudici morti nel corso della loro lotta contro la mafia. Vittime di stragi mafiose, senza dubbio, ma anche dell’isolamento a cui spesso li hanno costretti le istituzioni statali. Ad aspettarci Enrico Colajanni, fondatore di “Addio pizzo” e “Libero Futuro Palermo”. Spostandoci attraverso il mercato del quartiere del Capo, che rappresenta uno degli angoli più suggestivi di Palermo, avremo modo di ricordare una celebre frase pronunciata dal super boss Bernardo Provenzano riguardo al pagamento del pizzo: “Fateli pagare poco, ma fateli pagare tutti.” L’estorsione mafiosa, in effetti, non raggiunge cifre paragonabili agli introiti generati dal traffico di stupefacenti e dal mercato degli appalti, ma è un modo per conservare il controllo sulla popolazione e per far avvertire come ineluttabile la presenza dell’organizzazione mafiosa. La nostra visita si concluderà al Teatro Massimo Vittorio Emanule, monumento storico che è rimasto chiuso al pubblico per ben 23 anni, per l’incredibile ragione di un lavoro di restauro riguardante il sistema elettrico. A riaprirlo nel 1997 fu l’attuale sindaco di Palermo Leoluca Orlando, uno dei protagonisti della “primavera palermitana” che vide intensificarsi le attività di lotta alla mafia.

E questo sarà solo il nostro primo giorno … non dimenticate di seguirci per gli aggiornamenti quotidiani.