MARADONA/La morte degli dei

È morto Diego Armando Maradona. La notizia si è diffusa in tutto il mondo creando un lutto planetario. Tutti i media non parlano d’altro, nessuna notizia di politica, di economia o di emergenza sanitaria è considerata un argomento interessante da comunicare via etere. Sappiamo tutti chi è stato questo sudamericano dal fisico sgraziato, nato poverissimo e diventato ricco grazie a quel miracolo che erano le sue gambe magiche che sapevano portare il pallone attraverso tutto il campo da calcio fino al goal che faceva impazzire di gioia il popolo napoletano.
Maradona era nato e cresciuto in una favela, era un povero che non aveva nessuna possibilità di emancipazione e di riscatto. Con il suo strepitoso percorso calcistico è diventato un simbolo, l’eroe argentino che sconfigge l’Inghilterra, amico di Fidel Castro e di Che Guevara, simboli della lotta del popolo contro le dittature. Un personaggio che conosceva bene la povertà e che, diventato ricco, sapeva donare ai più bisognosi. Ma accade che i diseredati diventando ricchi rimangano cafoni: Maradona è stato un violento, un drogato, un evasore fiscale, un seminatore di figli illegittimi. Sono ben altri, lo sappiamo, gli uomini da stimare e da ammirare.
Ma chi ama il gioco del pallone, oggi piange per la scomparsa del grande “Pibe de Oro”.