VIVERE NELLA LEGALITÀ/Day 4 – Impresa e gesti quotidiani

Articolo di Silvia Sartor, Stefano Pezzi, Cristiano Caselli, Gabriele Animato, Giacomo Zanardi, Alessio Benvenuto e Francesca Soave.

Il percorso di oggi ci mostra che aspetto ha la normalità di cui Nicola Costanza ci parlava ieri. 

L’azienda Stramondo è un’impresa familiare che produce semi-lavorati per le gelaterie, gestita dal signor Lo Castro e dai suoi tre figli Vito, Silvia e Sergio, nella loro amata Salemi.

Con Silvia, che si occupa dell’amministrazione, capiamo come si traduce nel concreto quella voglia di fare il proprio guidati da rispetto e correttezza.

La sua è un’azienda che nasce a produzione prettamente stagionale, di conseguenza i dipendenti erano assunti con contratti a tempo determinato. Le cose cambiano quando, per ovviare alla questione, i fratelli Lo Castro decidono di rendere la loro impresa produttiva tutto l’anno, inserendo nel loro catalogo prodotti sempreverdi, come il delizioso latte di mandorla e le creme spalmabili che ci offrono. È qui che entra in gioco quella dinamica che fa la differenza nella lotta alla criminalità organizzata, il rispetto, fondamentale per una società civile capace di contrastare la mafia. Silvia e i suoi collaboratori sono stati capaci di riconoscere le necessità dei loro dipendenti e di tendere una mano più forte di quella della mafia. Attraverso la tutela dei suoi lavoratori, ci dice, l’azienda Stramondo ha confiscato alla mafia un terreno d’azione che sarebbe altrimenti coltivato con ricatti e corruzione. Ma non solo, la loro azione è lotta attiva a un livello ben più profondo: è un’inversione di rotta. Lì dove la mentalità mafiosa avrebbe spinto verso la noncuranza, la smania per il profitto e la supremazia degli interessi personali, i Lo Castro si sono ribellati alla corrente e hanno seguito invece il vento della solidarietà.

La Sicilia è una terra in cui la normalità assume connotati eroici e chiunque con i gesti più quotidiani può fare una straordinaria differenza per la comunità. Quando la criminalità decide di organizzarsi, l’unico sistema che può attuare per avere una presa salda sul territorio è quella di inserirsi in ogni aspetto della vita del cittadino comune: dall’energia rinnovabile ai prodotti sul bancone del supermercato, fino ad arrivare al paesaggio stesso. Cosanostra diventa così agli occhi del singolo come una sorta di istituzione che ha a carico la gestione della maggior parte della sua vita e che può mordere solo se infastidita. 

Questo studio accurato della propria immagine va però di pari passo con un lavoro di abbassamento del generale tenore di vita, poiché in queste condizioni il malcontento non può che supportare ulteriormente il potere che la mafia detiene in ambito sociale. Se da un lato si possono ottenere una moltitudine di prodotti e servizi a prezzi stracciati, dall’altra operai e braccianti non ricevono alcun tipo di tutela e sono sottoposti a paghe e orari ai limiti della schiavitù. Il lavoro più grande che si può fare in terra di mafia per contrastarla è quindi quello di difendere il principio etico del proprio lavoro: anche la presenza sul territorio di una sola azienda che rispetti i propri dipendenti può far crollare il castello di carte che la malavita si è costruita per mantenere il controllo. 

Ma finché non si raggiungerà una piena consapevolezza tra i lavoratori del settore, il mercato continuerà a premiare gli imprenditori corrotti e scorretti. Con questi metodi, la mafia si assicura di abbassare vertiginosamente il costo sia delle materie prime che della manodopera, in un sistema di offerta al ribasso alla quale i più deboli non possono dire di no.

Per questo è fondamentale che cresca non solo la consapevolezza delle aziende e dei lavoratori, ma anche e soprattutto quella dei consumatori.

Nicola Clemenza, presidente di Libero Futuro Castelvetrano, che ci ha tenuto per mano in questo viaggio nel cuore delle attività sane e pulite di questa zona e ci ha dimostrato una competenza e un attaccamento immane ai valori della comunità lavoratrice, ha voluto chiamarci con forza a fare la nostra parte, a cominciare dall’essere consumatori attenti e consapevoli.

I segnali della qualità di un produttore e dei suoi prodotti si trova in particolar modo sulle etichette di ciò che compriamo: moltissime aziende, ci spiega Nicola, si occupano unicamente della distribuzione finale, senza essere partecipi della fase di lavorazione della materia prima ed imponendo all’azienda produttrice dei prezzi non equi con il solo scopo di essere competitivi sul mercato.

È quindi importante sostenere tutte quelle aziende che si occupano del processo lavorativo dalla materia prima al consumatore, garantendo qualità ed un prezzo adeguato e rispettoso dei lavoratori e del loro sforzo.

Nicola ci ha parlato della presenza sempre più diffusa di olii extravergine surrogati, senza la minima presenza delle olive stesse.

Sebbene questo possa sembrare impossibile, basta ragionare sui prezzi di alcuni degli olii che troviamo nei nostri scaffali a cifre ridicole e mettere in moto la nostra coscienza critica, comprendendo come il prodotto in questione sia totalmente fuori mercato e nasconda di certo qualche segreto.

Infine, è sempre saggio affidarsi ai prodotti con diciture che garantiscano la qualità e la valorizzazione del territorio: igp, dop, doc. e così via.

Investire nella garanzia di prodotti genuini sulla nostra tavola non solo è un dovere civile, ma è un modo concreto che consente di salvaguardare la nostra salute, la nostra terra, la nostra etica.

 

VIVERE NELLA LEGALITÀ/Day 4 – Impresa e gesti quotidiani

INFLAZIONE/Che succede?