LUIGI TENCO/Genovese per scelta

E gli occhi intorno cercano quell’avvenire che avevano sognato, ma i sogni sono ancora sogni e l’avvenire è ormai quasi passato. Un giorno dopo l’altro la vita se ne va”. — Luigi Tenco.

Genova è stata la casa di molti dei personaggi più conosciuti della storia italiana, da Giuseppe Mazzini a Cristoforo Colombo, da Eugenio Montale a Niccolò Paganini. Dal suo mare, dalle case e dai volti dei pescatori del porto hanno tratto ispirazione numerosi poeti e cantanti. Uno di loro è Luigi Tenco, che non vi nacque, ma che trascorse gran parte della sua breve vita a Genova.

Le origini
Luigi Tenco nasce a Cassina, in Piemonte, ma se ne allontana ben presto con tutta la famiglia, quando nel 1948 si trasferisce in Liguria. È qui che si iscrive al liceo Andrea Doria, che lascia dopo un anno per frequentare un indirizzo scientifico. Da questo momento in poi la sua vita si compone di cambiamenti continui, combattuto tra i desideri della famiglia, che spera di vederlo laureato in poco tempo con un impegno sicuro, e la sua passione per la musica. Si iscrive al corso di laurea di Ingegneria Elettronica, che abbandona dopo poco tempo per quello dedicato a Scienze Politiche, anche se non impiega molto a rendersi conto che quella non è la strada adatta a lui.

La carriera
Dal 1959 in poi la sua carriera nel campo musicale è in ascesa, si susseguono numerosi successi che lo portano a lavorare con alcuni del volti più conosciuti della musica del tempo: Ornella Vanoni, Gino Paoli, Fabrizio De André, Umberto Bindi. Insieme ad altri artisti del luogo, diventa uno dei massimi esponenti della Scuola Genovese, un gruppo di cantanti che rinnovano profondamente il modo di fare musica in Italia.
Negli anni seguenti Tenco è spesso vittima della censura, per cui numerosi dei suoi brani non vengono ammessi alla radio, tanto che più volte richiede di far pubblicare i suoi brani sotto un nome falso, per non subire ripercussioni a causa delle sue idee politiche. Cara maestra e molti altri suoi brani vengono rifiutati dalle case discografiche, perchè affermano apertamente quanto il cantante fosse contro la guerra.

Sanremo
Durante il Festival della Canzone Italiana del 1967, la vita di Luigi Tenco raggiunge un tragico epilogo. Invitato a partecipare alla competizione annuale, pur controvoglia, accetta e propone la canzone ciao amore ciao. Il testo originale parlava dei morti in battaglia e di come tanti italiani non facessero mai ritorno a casa al termine della guerra, ma proprio per il timore di un’altra censura, questo viene in gran parte cambiato poco prima dell’esordio in scena. Il brano, eseguito insieme alla cantante Dalidà, non viene apprezzato dal pubblico, che elimina Tenco quasi subito. Preso dallo sconforto, il cantautore torna alla stanza del suo albergo e, scritto un messaggio di addio, si spara un colpo di pistola in testa. Il biglietto recitava: Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La Rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.
Così a soli ventotto anni, la vita di Luigi Tenco si conclude in una triste camera d’albergo a Sanremo, poco lontano dalla città che lo aveva accolto a braccia aperte poco tempo prima e che adesso lo cullava un’ultima volta, nel silenzio di una stanza vuota, rotto poi dall’amico Lucio Dalla, il primo a trovarne il cadavere.