Davide Cerullo: i poveri hanno bisogno di giustizia non di carità

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di Emanuele Canessa

Recentemente, ho avuto l’onore di partecipare alla presentazione del libro “Il Vangelo Secondo Scampia” di Davide Cerullo. Dopo la presentazione, sono riuscito ad ottenere un’ intervista con lo scrittore napoletano.

Prima di farvi leggere la breve intervista, conosciamo meglio Davide Cerullo. Davide è un ex “soldato della Camorra”, nato a Napoli nel quartiere di estrema periferia chiamato Scampia, da una famiglia molto numerosa. A 10 anni comincia a svolgere le prime “attività” per la malavita organizzata Napoletana, spacciando droghe come marijuana e hashish. A 14 anni gli venne messa in mano la prima pistola. Al compimento dei 18 sconta un anno di carcere nella cella 31 di Poggio Reale insieme a 25 altri malavitosi come lui. Qui fa il suo primo incontro con Dio, imbattendosi nel Vangelo, di cui strappa due pagine che conserva ancora oggi. Con il passare degli anni cambia, scappa da Napoli e va a vivere a Modena, dove conosce sua moglie e cresce i suoi due figli. Dopo anni, decide di tornare nella sua terra natale, dove crea il centro “Insieme”, un doposcuola che accoglie bambini dai 7 ai 14 anni. Si rende conto, però, che a 7 anni sono già difficili da recuperare e quindi è in fase di costruzione una ludoteca che aiuterà i bambini dai 2 ai 7 anni.
Fatta questa spiegazione iniziale, ora, vi lascio alla piccola, ma enorme, “intervista” che sono riuscito a fare.

Emanuele: “A 18 anni, sei stato messo in carcere e ci sei rimasto per un anno. Una volta uscito, come ti sei sentito?”
Davide: “Non mi sono sentito cambiato. In cella ho avuto l’incontro con il Vangelo, però ho avuto anche un altro insegnamento di vita malavitosa e quindi alla fine sono tornato a spacciare, a vendere la morte.”
Emanuele: “Quando è avvenuto il cambiamento tra il Davide criminale e il Davide che aiuta i bambini?”
Davide: “Il cambiamento è avvenuto quando ho cominciato a conoscere persone che mi hanno fatto riflettere con le loro parole, mi hanno fatto sentire in colpa perché io vendevo la morte.”
Emanuele: “Quando vieni a contatto con un ragazzo, che viene dalla tua stessa realtà, istintivamente cosa ti viene in mente di dirgli?”
Davide: “Sicuramente non mi sento di fargli la predica, non lo faccio sentire un verme. Provo ad averci un contatto e quando ne ho la possibilità cerco di gettare una parola, che lo faccia riflettere.”
Emanuele: “Sei un grande appassionato di fotografia e spesso nelle tue foto rappresenti i bambini di Scampia con sguardi persi, vuoti. Com’è nata questa passione e perché hai scelto proprio i bambini di Scampia come soggetti?”
Davide: “La passione della fotografia è nata quasi per scherzo, quando facevo semplicemente delle foto. Dopo un po’ però mi sono reso conto che questo poteva essere un buon modo per far capire alle persone che cosa passano questi ragazzi.”

Il giorno precedente alla presentazione del libro, Davide è venuto al liceo Da Vigo e ho potuto assistere al racconto della sua vita, rimanendone favorevolmente colpito. Credo che la sua storia sia molto toccante e secondo me dovrebbe essere d’esempio per ognuno di noi. Per me sarà sempre un modello e tra tutte le frasi che ha pronunciato ne ricorderò una in particolare: “La Chiesa solitamente fa la carità ai poveri, ma loro non hanno bisogno di carità, loro hanno bisogno di giustizia”.

#SharetheArt #13

Über die Banalität des Bösen

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