Terrorismo / il rimpatrio è la giusta soluzione?

Di Valentino Ferrari

– Negli ultimi tempi si sentono continuamente notizie di fedeli islamici espulsi dall’Italia, perché considerati “potenziali terroristi” o “islamici radicalizzati”.
In alcune città italiane sono avvenuti  numerosi casi di espulsione.
Il più recente è stato a Genova. La persona in questione si chiama Mohamed Naji, un imam di 33 anni, che ha trasformato la propria casa a Sampierdarena in una moschea. È considerato pericoloso dalla polizia per aver predicato a favore del radicalismo e perciò il suo permesso di soggiorno è stato annullato.
Tuttavia, ai nostri occhi e alle nostre orecchie, risulta quasi “normale” che un islamico venga espulso dall’Italia e rimandato nel suo Paese, perché considerato “terrorista”.
Una domanda sorge spontanea: l’espulsione è la decisione migliore da prendere?
No, e ci sono molteplici motivi:

  1. Se viene rimandato nel suo Paese, ha possibilità di radicalizzarsi ulteriormente e, magari, tornare per compiere attentati o stragi per vendetta;
  2. Espellere dalla nostra penisola uno straniero è economicamente svantaggioso: infatti, in 5 anni, l’Italia ha speso circa cento milioni di euro per rimpatriare poche migliaia di stranieri.
    Questa cifra poteva essere utilizzata per altre importanti necessità, ad esempio per salvaguardare alcuni beni culturali del nostro paese;
  3. Infine, se la persona in questione, non fosse effettivamente un terrorista, avremmo commesso un errore imperdonabile,  ma purtroppo non potremmo più tornare in dietro.

Ma esistono altre soluzioni oltre al rimpatrio?
Se state pensando al carcere o all’isolamento, certamente siete sulla cattiva strada. Se uno straniero con accuse di sospetto terrorismo finisse in prigione potrebbe radicalizzare gli altri prigionieri (per esempio, Anis Amri, il responsabile della strage di Berlino, si è radicalizzato durante la sua permanenza in carcere in Sicilia).

La sola e unica soluzione potrebbe essere lo sviluppo di un miglior piano d’istruzione e di accoglienza, cercando di dare loro un lavoro il prima possibile
In Italia si adotta la politica dell’espulsione, nonostante l’aiuto e la solidarietà nei confronti degli altri costino meno e dimostrino maggiore maturità.