CHRISTCHURCH/Le due facce della Nuova Zelanda

Un gruppo di credenti è riunito in preghiera in una delle moschee di Christchurch, Nuova Zelanda, quando un uomo irrompe nell’edificio. Comincia a sparare, in un paio minuti le vittime sono decine. Finiti i proiettili, scappa. Mezz’ora dopo è catturato dalla polizia neozelandese, ma non c’è più modo di rimediare a ciò che ha fatto.
Il 15 marzo 50 persone hanno perso la vita, il più piccolo è un bambino di 3 anni. Il movente? Puro odio verso un’intera comunità, un’intera religione. Il terrorista è un ventottenne australiano, autoproclamato suprematista bianco, che non sembra avere alcun rimorso, a quanto testimoniano gli scatti di lui in manette che sorride beffardo alle fotocamere.

Se lo sono meritato
Una tragedia inaspettata e sconvolgente che ha lasciato tutti, o quasi, senza parole.
Il Senatore Fraser Anning, invece, ha fatto scalpore con le dichiarazioni rilasciate alla stampa.

“La vera causa dello spargimento di sangue di oggi è il problema dell’immigrazione, che ha permesso a fanatici musulmani di emigrare in Nuova Zelanda. […] L’Islam non è come le altre religioni, è anzi l’equivante religioso del fascismo. Solo perché i seguaci di questo credo non sono stati i terroristi oggi, non significa che non siano da incolpare. […] Chi segue una fede che incita a essere violenti verso di noi, non può essere troppo sorpreso quando noi rispondiamo allo stesso modo”.

E così l’assassino è giustificato, in un attimo diventa difensore della libertà e fiero oppositore dei seguaci di una religione barbarica, sorella del nazismo di Hitler. La bambina di 4 anni ricoverata in ospedale per lesioni gravi in fondo merita quel dolore. Suo padre, ormai sepolto, doveva aspettarsi una reazione del genere. Proprio come dice il detto: “occhio per occhio, dente per dente”, poco importa che sia vecchio di qualche migliaia di anni.

… O forse no?
Mentre il Senatore ha fatto sapere che la sua dichiarazione è stata “male interpretata” (viene da chiedersi, poi, in quale contesto avrebbe potuto suonare diversamente), tutti sono stati invece commossi dal rispetto e dalla dedizione con cui il Primo Ministro neozelandese Jacinda Arden ha affrontato l’attentato.
Nei giorni seguenti al 15 marzo ha raggiunto numerose delle scuole frequentate dalle vittime e ha parlato con gli studenti, invitandoli a ricordare i loro compagni e ad opporsi sempre e con forza ad ogni forma di razzismo e xenofobia. Ha inoltre cominciato a lavorare affinché le leggi sul porto d’armi diventino più severe ed ha in programma di bandire armi semi-automatiche simili a quelle utilizzate dall’assassino.

E ora?

Alla luce di reazioni tanto diverse, non si può negare che il fondamentalismo islamico sia vivo e vegeto. Allo stesso modo, però, è necessario riconoscere che anche un radicato razzismo lo è, e anzi è un pericolo ancora maggiore se giustificato da quegli stessi rappresentanti dello Stato che dovrebbero battersi per uguaglianza e parità tra cittadini di uno stesso Stato.