Tutto ciò che devi sapere sulla Catalogna in 5 minuti

di Valentino Ferrari

– Nelle ultime settimane si è molto parlato della situazione in Catalogna, una regione spagnola che però ha la particolarità di ambire a diventare uno stato indipendente dalla Spagna sotto forma di repubblica.

Quali sono gli eventi in rilievo circa la questione?

Tanti sono stati i grandi eventi che si sono susseguiti in questi due mesi. Si parte dal 9 gennaio 2016, giorno in cui entra in scena Carles Puigdemont, ex presidente della Generalitat Catalana. Nel giugno del 2017, Puigdemont annuncia ufficialmente di voler effettuare un referendum per l’indipendenza in Catalogna, fissato il 1° ottobre. Tuttavia, il governo centrale spagnolo si oppone, poiché nella costituzione si fa riferimento al fatto che la Spagna sia indivisibile. E infatti, il 20 settembre, vengono sequestrate moltissime schede elettorali e arrestati alcuni membri del parlamento, poi liberati. Arriviamo al 1° ottobre, giorno del tanto discusso referendum: in Catalogna ci sono stati gravi disordini in prossimità dei seggi elettorali. La guardia Civil, polizia nazionale spagnola, ha fatto ciò che i Mossos d’Esquadra, polizia catalana, avrebbero dovuto fare, ossia ostacolare il voto. Così, ci sono stati disordini che hanno portato a circa 800 feriti.

Al referendum sono andati a votare solamente il 42% dei catalani, ma il 90% di loro ha detto sì. Il 10 ottobre, si fa sentire Carles Puigdemont, che ha commentato i risultati del referendum in parlamento sospendendo la dichiarazione d’indipendenza per dialogare con Madrid. La capitale spagnola, tuttavia, ha rifiutato il dialogo, temporeggiando per capire le vere intenzioni del governo catalano. E finalmente, arriviamo al giorno più importante: il 27 ottobre. Dopo una votazione in parlamento, la Catalogna ha ufficialmente dichiarato l’indipendenza dalla Spagna. Nello stesso giorno, la Spagna, mediante l’attivazione dell’art. 155 della costituzione, mai attivato dai tempi di Francisco Franco, ha commissariato la Catalogna, destituendo Carles Puigdemont e tutto l’esecutivo catalano.

Qual è la situazione attuale?

Dopo la dichiarazione d’indipendenza, considerata illegale da Madrid, e dopo il commissariamento, c’è un passo molto importante che è in via di discussione, ovvero l’incriminazione e l’arresto dei membri dell’esecutivo, già indagati per sedizione e ribellione. Carles Puigdemont, che aveva invitato alla resistenza pacifica, lascia la Catalogna per andare a Bruxelles accompagnato da alcuni suoi ministri. Egli stesso ha dichiarato che non ha intenzione di chiedere asilo politico e che si trova in Belgio per consultare i nazionalisti fiamminghi. Nella giornata di oggi, la procura spagnola ha chiesto l’arresto per i membri della Generalitat per sedizione e ribellione, ma Puigdemont ha ribadito che non tornerà in Spagna.

Che cosa succederà a questo punto?

A questo punto, bisogna vedere cosa succederà in prossimità delle elezioni previste per il 21 dicembre. Secondo molti analisti, Puigdemont sarebbe in Belgio perché saprebbe che, qualora venisse arrestato, gli indipendentisti, che fino ad ora sono rimasti pacifici, potrebbero insorgere più violentemente, scatenando una vera e propria insurrezione popolare. Per quanto riguarda le elezioni per rinnovare l’esecutivo catalano, bisogna capire a questo punto quanti voti riceveranno gli indipendentisti.

La Catalogna e i Paesi Baschi, due realtà molto simili all’interno della Spagna

La Catalogna non è l’unica regione a volersi staccare dalla Spagna. Ci sono anche i famosi Paesi Baschi, che hanno addirittura condotto per anni una lotta armata per l’indipendenza, tramite attentati, uccidendo all’incirca 700 persone. La lotta armata si è conclusa all’inizio del XXI secolo, poiché la Spagna ha dato maggiore autonomia alla regione. Eppure, se venisse concessa l’indipendenza alla Catalogna, di sicuro l’animo indipendentista dei baschi si risveglierebbe. Ma non ci sono solo i Paesi Baschi, perché in tutta Europa tanti sono i movimenti indipendentisti: in Sardegna, in Kosovo, in Transnistria, in Scozia, in Veneto, a Seborga (borgo ligure in provincia di Imperia che è “governato” da un principe e che, per ragioni storiche, si crede un principato), e nelle Fiandre. Secondo una cartina, se veramente tutti i movimenti indipendentisti avessero successo, l’Europa si ritroverebbe con oltre 300 paesi diversi.

Se vuoi approfondire l’argomento, leggi anche:

Catalogna/Esclusiva Sharing: il voto raccontato da due ragazze spagnole