#ShareTheScience/Il respiro dei buchi neri

di Isabella Mistretta

– Ha da poco avuto luogo la premiazione da parte dell’Aspen Institute che, coinvolgendo Italia e Stati Uniti, premia la miglior ricerca svolta in campo scientifico.

Il regolamento del concorso fa in modo che solo alcune ricerche siano accettate: per esempio, sono prese in considerazione solo se di recente pubblicazione, in data successiva al 1° Gennaio 2014. A questi requisiti ha prontamente risposto l’italiano Francesco Tombesi, trentotto anni, che ha vinto grazie alla sua teoria sul “respiro dei buchi neri“.

Tombesi nasce a Recanati ed è da sempre stato affascinato dalla volta celeste, tanto che, grazie a questa passione, frequenta la facoltà di astronomia a Bologna, dove, in seguito, consegue specialistica e dottorato. Terminato il percorso di studi, grazie a diverse conoscenze, si trasferisce a Washington ed entra come ricercatore al “Goddard Space Flight Center” della NASA e all’università di Maryland.

Durante questi anni elabora e presenta la teoria sui buchi neri “Growing in the wind”. Con quest’ultima conquista la copertina della celebre rivista inglese “Nature” nel 2015. La ricerca, realizzata grazie ai dati raccolti dai telescopi “Herschel” e “Surake”, rispettivamente Americano e Giapponese, presenta gli effetti del vento, detto anche “respiro dei buchi neri” nel nostro universo.

Il soggetto preso in considerazione da Tombesi è il buco nero supermassiccio Attila. Esso si trova a 2,3 miliardi di anni luce da noi, al centro della galassia IRAS F11119. Pur essendo relativamente piccolo, Attila produce venti sferzanti di velocità pari ad un quarto di quella della luce. A causa di questo fenomeno, il combustibile presente nell’universo viene distrutto. Questo fenomeno non distrugge i corpi celesti già formati, ma cancella completamente la possibilità che se ne formino di nuovi nel raggio di mille anni luce. Se il campo d’azione di Attila si espandesse, le stelle diventerebbero “una specie in via di estinzione”.

Fortunatamente, il giovane astrofisico assicura che sarà fortemente improbabile che i feroci venti di Attila arrivino a turbare la nostra galassia.

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