Nel Grande Fratello lo specchio di noi stessi

di Camilla Groppo e Elisa Pomata –

LA GUERRA È PACE
LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ
L’IGNORANZA È FORZA

I tre slogan del Partito risuonano chiaramente nella mente di ogni singolo Prolet dell’Oceania.

Entità fittizia nel romanzo, come nella realtà, il Grande Fratello è il primo rappresentante nonché fondatore del Partito, il volto della propaganda del totalitarismo del Socing e l’organizzatore delle spedizioni della psicopolizia. Il Grande Fratello incarna dunque, dal punto di vista del lettore, il ruolo del cattivo, di colui che ostacola l’eroe nel raggiungere lo scopo di ribellarsi dell’oppressore. Eppure quando si parla di 1984, il celebre romanzo di Orwell che ne racconta le vicende, il vero protagonista sembra essere proprio lui e non il “buono” Winston Smith. Il fascino del cattivo insomma, del manipolatore, di colui che sottrae la libertà e alla fine inaspettatamente vince ci intriga e ci porta ad esserne inevitabilmente affascinati.

L’antagonista sviluppa caratteristiche psicologiche, e talvolta sociali, che rappresentano una libertà che nella vita reale non ci è concessa. Nonostante la nostra innegabile e naturale propensione al bene, nel caso in cui il cattivo diventi troppo violento o crudele, siamo comunque portati a pensare che, forse, quello con cui potremmo trovare più affinità sia l’antagonista. Il cattivo incarna in diversi modi il bisogno che l’uomo ha di lottare per ottenere quello che vuole, ma che spesso non può mettere in atto. L’antagonista diventa così la gigantizzazione di un desiderio di potere, piacere e possesso che è caratteristico nell’uomo. Romanzi, film, serie TV sono spesso diventati celebri non tanto per la bontà del protagonista, ma per il messaggio che la figura del cattivo vuole trasmettere, ossia quella di un male che è in realtà sempre stato presente all’interno delle nostre menti e che aspetta solo di essere rappresentato sul libro o sullo schermo.

In cerca di spiegazioni o, più semplicemente, per vedere l’effetto che farebbe provare – almeno per una volta – ad essere sul serio “cattivi”.

#lasettimanadeicattivi