Giulio Regeni, una morte senza un perché

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di Elisa Bazzurro

– Da giorni tiene banco in tutti i giornali il ritrovamento al Cairo del corpo di Giulio Regeni, ricercatore italiano di 28 anni specializzato nello studio della civiltà egizia. Il ragazzo, che si era recato nella capitale dell’Egitto per lavorare alla tesi di esame è stato rinvenuto riverso senza vita in una fossa nelle periferie della città.
Il corpo è stato trasferito in Italia per l’autopsia: da essa emerge che il giovane friulano sarebbe morto lentamente dopo essere stato torturato. Sul corpo sarebbero state ritrovate numerose abrasioni e lesioni che lo dimostrano. Nonostante le indagini siano ancora in corso si è ancora lontani dalla verità: non è chiaro quando, dove, perché e da chi sia stato rapito e poi ucciso in modo disumano.
Questo caso è caratterizzato, per ora, da domande senza risposta e dubbi. L’ambigua collaborazione da parte delle autorità egiziane non aiuta a fugare i dubbi: la magistratura del Cairo, infatti, non sembra disposta ad una cooperazione aperta e trasparente come aveva promesso. Sembra infatti che l’Egitto abbia cercato di fornire all’Italia due presunti colpevoli per mettere fine alla vicenda, ma un fatto del genere non può essere sottovalutato. Inoltre dall’Egitto arrivano versioni contraddittorie che destano molti sospetti.
Chiunque lo conosceva ha dichiarato che Giulio era un ragazzo d’oro, intelligente, ed attivista nel mondo dei diritti civili e del volontariato collaborando con il quotidiano “Il Manifesto”: sono molte, quindi, le persone stupite dal fatto che qualcuno volesse fargli del male. Perché un “bravo ragazzo” è stato torturato, ucciso e poi abbandonato seminudo in una fossa? Ma soprattutto chi ha avuto così poca umanità da essere in grado di commettere un atto così terribile? Come è possibile essere così crudeli nei confronti di un ragazzo innocente?

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