Lira/euro, che cosa è realmente meglio?

Di Carlotta Rissetto

– Si parla sempre in modo per lo più dispregiativo dell’arrivo dell’euro, mentre la lira costituisce ancora un tema centrale del dibattito politico. Il popolo si sente nostalgico e auspica il ritorno al passato, ignorando però alcuni fattori fondamentali riguardo la lira.

Lira, moneta debole?

Si, in passato la lira è stata una moneta molto debole. Quando nacque la Banca d’Italia (1893), la lira italiana – emessa dalla Banca nazionale – si trovò spesso in situazioni scomode, come nel 1866, quando ne fu sospesa la convertibilità. La crisi proseguì nel secolo successivo con la politica mussoliniana di Quota novanta, dove il duce azzardò il costosissimo cambio tra sterlina e lira, fissato appunto a 1 a 90. Questo scambio fu rifiutato dai grandi operatori e l’Italia venne così posta fuori dai mercati e costretta ad avviare una fase autarchica (autosufficienza economica, politica e giuridica). Dopo la Seconda Guerra Mondiale la lira subì le tensioni determinate dalla nazionalizzazione dell’industria elettrica e quelle date invece dallo shock petrolifero, che portarono, nel 1976, ad una pesante svalutazione della moneta italiana. Nel 1992 la lira uscì definitivamente dal sistema monetario europeo (SME), subendo un’ulteriore svalutazione.

La svalutazione e le sue conseguenze

Questa perenne debolezza della lira ha generato una continua svalutazione, portante molte conseguenze negative. Prima tra queste è la costante pulsione inflazionistica che ha contribuito all’abbassamento del potere d’acquisto degli Italiani. Altra conseguenza del fondare la competitività italiana sulla debolezza della lira è il blocco del sistema produttivo, che comporta l’eliminazione di qualsiasi ipotesi di ristrutturazione finalizzata a premiare i settori più innovativi. Onde evitare che la crisi della lira si trasformasse nel suo fallimento sono state eseguite manovre finanziarie durissime, in particolare proprio dopo l’uscita dallo SME, quando furono introdotte due leggi finanziarie da circa 150 mila miliardi di lire, con un forte incremento della pressione fiscale e con la firma di accordi pesantissimi per i redditi dei lavoratori.

Gli interventi esterni

Le molteplici crisi sopracitate sono state affrontate con grande dispendio di risorse pubbliche, ma hanno sempre necessitato di interventi esterni che hanno limitato la sovranità italiana: così è avvenuto con la benevolenza degli Stati Uniti nel 1963 e con la non ostilità europea del 1976 e nel 1992. Nonostante la presenza di una moneta nazionale, il nostro paese ha quindi subito condizionamenti esterni. Ci furono nel frattempo numerose fughe di capitali dall’Italia, dettate dalle incertezze della lira e dalle strategie di attrazione dagli altri Paesi. Questa grande crisi pare essersi in parte arginata con l’arrivo dell’euro e occorre ragionare molto per giudicare la validità di una moneta rispetto ad un’altra.