Insieme per cambiare e migliorare – Medicina e Ingegneria

FLG10 è una leonessa del Gujarat (India), che ha trovato un modo ingegnoso per difendere i propri cuccioli. Quando un maschio adulto incontra un cucciolo, che non ritiene essere suo, lo uccide. La leonessa si è strategicamente accoppiata con leoni di diversi gruppi, per evitare l’infanticidio deliberato dei suoi piccoli.

Salvare vite è di vitale importanza, per qualunque animale, per preservare la propria specie dall’estinzione. L’uomo non fa eccezione, ma, come in ogni altra attività, noi ci spingiamo oltre: noi abbiamo la medicina.

A scuola come progetto PCTO sono stati presentati i corsi di Basic Life Support – Early Defibrillation, che insegnano a soccorrere chi viene colpito da un attacco cardiaco. Così chiunque voglia salvare una vita, anche senza avere nessuna conoscenza medica, può imparare. Dopo una parte teorica, dove vengono illustrati gli elementi funzionali del cuore, le precauzioni da prendere e le manovre da eseguire, si passa alla parte pratica: mani sul manichino e, al ritmo di “Staying Alive”, via al massaggio cardiaco.

Le nozioni fornite salvano vite: solo qualche mese fa, alla Fiumara, un bimbo di un mese, in arresto cardiovascolare, è stato tenuto in vita dalla madre. Un caso veramente fortunato visto che Gabriele De Tonelli, medico rianimatore, si trovava lì, fuori servizio, e ha aiutato i volontari della pubblica assistenza. Il dipendente del Gaslini afferma che è stata determinante la presenza del DAE.

Il defibrillatore semiautomatico riconosce e interrompe le aritmie maligne, che portano a un arresto cardiaco, tramite una forte scarica elettrica. Un dispositivo tanto utile quanto pericoloso, se non si prendono le giuste precauzioni: proprio per questo i corsi BLSD sono importanti.

Il software dell’apparecchio analizza automaticamente l’attività elettrica del cuore, comunicando ai soccorritori i vari passaggi da seguire, permette di non sbagliare anche sotto la tensione dell’emergenza.

Ciò che ci rende veramente diversi dagli altri animali è difficile definirlo: filosofi, scienziati e addirittura avvocati hanno provato a dare una risposta. Chi dice che è l’intelligenza la nostra arma più affilata, forse, non conosce animali come FLG10, che ha dimostrato di averne più di molti di noi.

Forse, ciò che davvero ci pone un gradino più in alto è l’uso delle macchine. Il fuoco e le torce, l’invenzione della ruota e della scrittura sono state le tappe fondamentali, che hanno permesso di dare uno slancio alla nostra civiltà. Gli strumenti ci hanno accompagnato durante tutta la storia e ci siamo evoluti di pari passo allo sviluppo tecnologico.

Al giorno d’oggi abbiamo creato cose eccezionali e impensabili, ma il progresso percorre una strada interminabile e abbiamo ancora tanto da inventare. Tutto si può migliorare.

In campo medico, per esempio, l’innovazione dovrebbe essere della forma mentis. Quello che serve è reinventare il modo di fare medicina. Non basta aspettare la malattia e poi curarla, bisogna inventare dei sistemi per prevenirla. Per questo l’invenzione più rivoluzionaria dell’800 è stata la vaccinazione, tanto da essere paragonata alla possibilità per la popolazione di accedere all’acqua potabile.

Per adesso il sistema sanitario si basa, principalmente, su un processo reattivo: aspettiamo che arrivi l’influenza, o l’infarto, o il cancro, o che i controlli occasionali risultino positivi a qualche malattia e, dove possiamo, forniamo medicine, regalando tempo al paziente, che però dovrà tornare a farsi curare al prossimo problema.

Questo sistema è anche il motivo per cui la sanità risulta più costosa ed inefficiente di quello che potrebbe essere: la gestione dei dati deve essere veloce e senza intoppi e questo spesso non accade.

È naturale che questo avvenga: ci sono molti pazienti e visitarli tutti insieme richiede tanto tempo. Altrettanti minuti vengono persi perché ancora oggi il sistema di comunicazione per i referti è il fax, visto che i database informatici non sono così intuitivi da usare: negli Stati Uniti stanno investendo molto in Medical Writer, ossia scribi per medici, infatti si trovano sempre più offerte di lavoro online. Inoltre, il paziente spesso non ricorda tutti i propri sintomi e al medico possono mancare alcuni pezzi del puzzle, che cerca di risolvere cambiando dosi o farmaci e fissando nuove visite.

La medicina, in questo secolo, ha fatto enormi progressi: pensate a quante nuove malattie ha saputo inventare.
(Enzo Jannacci)

Siamo nell’epoca in cui si parla di medicina genomica e tecnologie come il CRISPR o il robot “Da Vinci”, che però si perdono in un sistema che si basa su regole inventate qualche secolo fa.

Come si potrebbe innovare? Cambiando appunto forma mentis.

Il medico non dovrebbe essere l’unico a dirti come comportarti per risolvere i tuoi problemi, ma, in primis, noi dobbiamo fare un lavoro di prevenzione. Dobbiamo gestire il nostro corpo come siamo abituati ad organizzare l’agenda di lavoro.

Con nuovi sistemi di lettura di dati biometrici, più alla portata di tutti, si può dare al paziente la possibilità di tenere sempre traccia delle proprie condizioni fisiche e regolare la propria dieta, l’attività sportiva e il riposo di conseguenza. Per esempio, fitbit sempre più avanzati e applicazioni su smartphone per l’analisi di dati medici permetterebbero al paziente di avere un quadro di insieme giornaliero, ed essere sempre informato così che, qualora il problema sia al di là della sua comprensione, ognuno possa avere dati precisi da fornire al dottore, il cui lavoro risulterebbe facilitato, più veloce e meno dispendioso.

Bisogna reinventare il modo di fare medicina come abbiamo reinventato la lettura di libri, le funzionalità degli orologi, i mezzi di trasporto e le modalità di acquisto di beni.

Serve combinare tecnologie: dalle reti neurali, robotica, nanotecnologie e “app” moderne ad una sanità 2.0, anzi 3.0: facile, efficace e meno dispendiosa, sia in termini di tempo che di denaro. Sistemi come Trivago non hanno inventato il GPS, gli smartphone e i libri di recensioni, ma le hanno integrate in un complesso, unico e comodo.

Questa non è un’utopia lontana, la medicina basata su dati e analisi esiste già e si sta sviluppando sempre di più: dagli spazzolini smart, che tracciano il lavaggio e danno consigli, a peluche per bambini, che contengono circuiti con sensori per tenere tranquilli i genitori, fino a sistemi che studiano la qualità del sonno. Addirittura più innovativi sono i tatuaggi temporanei di Todd Coleman, che trasmettono dati corporei elettronicamente e in remoto e hanno permesso a Jane, donna incinta che non poteva uscire di casa, di venire controllata dal medico curante a distanza; pillole che contengono sensori minuscoli e telecamere possono ora essere ingerite, permettendo di evitare operazioni più invasive; uno speciale laser forse permetterà in futuro di separare le cellule infettate dall’HIV dalle cellule sane e di somministrare le medicine antiretrovirali solo alle cellule malate.

Le premesse sono promettenti e questo cambiamento avverrà se medici e ingegneri impareranno a comunicare, visto che ora i due linguaggi, tecnicamente specifici, non sono compatibili. Lo hanno capito gli istituti Humanitas e Politecnico di Milano, in Lombardia, che stanno creando una nuova classe di studenti. Questi otterranno una doppia laurea in medicina e ingegneria, che darà loro le conoscenze per collegare due mondi che fino ad ora non sono riusciti a parlarsi.

Come la leonessa indiana protegge i suoi cuccioli, i millennial si stanno formando in una società nuova, con conoscenze diverse da quelle del passato, basti pensare alla nascita del diritto dell’internet. Questa è la chiave del progresso.

“Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.”
(Sir Winston Churchill)

 

 

di Luca Ruperto

Insieme per cambiare e migliorare – Medicina e Ingegneria

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