Machine learning

di Elena Rovetta

– Durante una calda settimana di fine luglio del 2018 ho vissuto una delle esperienze più interessanti e formative per il mio futuro. Ho preso parte al team di supporto di una summer school internazionale per dottorandi o laureati in di machine learning, branca dell’intelligenza artificiale che si occupa di studiare le macchine che apprendono dai dati anziché essere programmate, organizzata dall’Università di Genova.

Un ambiente internazionale

Purtroppo le mie conoscenze nel campo erano troppo limitate per assistere alle lezioni che si svolgevano durante la giornata, tenute da alcuni dei più grandi esperti sull’argomento, provenienti da tutto il mondo, nonostante avessi la possibilità di farlo. Io, infatti, mi sono occupata soprattutto dell’accoglienza, che consisteva in registrare chi arrivava, dare informazioni sulla città e sull’organizzazione, accompagnare i professori nelle aule corrette…

Tutto questo, però, comportava un particolare: parlare sempre inglese. La percentuale di stranieri lì presenti era molto più alta di quella degli italiani, sebbene il tutto si svolgesse a Genova. Anche alcuni dei miei collaboratori, essendo, ad esempio in Erasmus in Italia, lo erano. Per questo, conclusa la settimana, la mia conoscenza della lingua era stata molto approfondita. Ancora oggi sono in contatto con alcuni dei miei ex colleghi, con i quali devo comunicare in inglese.

Il fatto che i partecipanti provenissero da tutto il mondo rendeva quell’ambiente un’insalata di culture, lingue e colori diversi. Non c’era niente di più bello che vedere, durante la pause, tutti gli studenti nel salone principale, bere il caffè italiano e parlare fra di loro. Studenti accomunati da una passione comune, la stessa che li aveva condotti lì.

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Argomenti affascinanti

E’ stato proprio in quelle circostanze che ho realizzato che l’ambiente accademico potrebbe essere quello adatto a me. Ho capito che la ricerca e l’insegnamento universitario potrebbero essere la mia strada.

Mi è capitato, inoltre, di ascoltare una delle lezioni (ovviamente in inglese) poiché dovevo occuparmi del microfono da fare girare nell’aula in caso di quesiti da parte del pubblico. L’argomento era l’applicazione del machine learning nel campo della fisica.

Mentirei se dicessi di aver capito tutto alla perfezione; erano temi estremamente complessi, che richiedevano una profonda familiarità e preparazione. Ciò che, però, mi ha affascinato maggiormente è stato il rapporto tra audience e teacher.

Lezioni, discussioni, conversazioni

Il relatore, nonostante non conoscesse nessuno dei numerosissimi studenti, sembrava a loro completa disposizione. Ogni domanda, dubbio o curiosità veniva accolta e soddisfatta; l’impressione era quella che il professore fosse ben felice di condividere le proprie conoscenze.

Inoltre quelle che venivano esposte erano le ricerche più recenti, spesso ancora in forma di “ipotesi”. Nell’ambito scientifico l’esposizione di più tesi (anche contrastanti) passano l’esame solo quelle che poi vengono dimostrate corrette e funzionanti. Per questo spesso la lezione appariva più come un dibattito tra laureati.

Rimasi ancora più affascinata dal mondo scientifico di quanto già non lo fossi. In aggiunta ho avuto la possibilità di discutere con fisici, dei quali vorrei far parte nel giro di qualche anno, non solo italiani, ma anche stranieri. Ad esempio, ho avuto un’interessante conversazione con uno di questi, professore a Barcellona, riguardo le università della facoltà di fisica in giro per l’Europa.

Durante il get together, aperitivo a cui hanno partecipato tutti gli studenti, professori e organizzatori, ho avuto l’occasione di immergermi ancora di più nel mondo universitario. Ero circondata da persone che avevano deciso di dedicare la propria vita alla ricerca o che erano in procinto di farlo, carriera che si avvicina molto a come mi vedo io in futuro.

La mia strada?

Per questo sostengo che sia stata una delle esperienze più formative che ho vissuto: non solo ho migliorato la mia capacità di utilizzare l’inglese o approfondito le mie conoscenze su altre culture, ma ho anche compreso quale potrebbe essere una delle possibili strade che potrei intraprendere. Il mondo accademico è basato su una continua ricerca (in questo caso di carattere scientifico-tecnologico) e fondato anche su rapporti tra persone esperte sempre in dibattito che sono pronte a divulgare le proprie conoscenze.

Un ambiente per me affascinante ed attraente. Questa settimana mi ha mostrato una strada che, sebbene avessi già preso in considerazione, potrebbe essere davvero quella che ho per tanto tempo cercato, quella giusta. Ora devo solo mettere la prima marcia e partire per il lungo viaggio che, spero, mi porterà a questa meta.