Un ministero per la solitudine: non i soldi fanno la felicità

di Davide – Molti pensavano fosse una bufala, invece la notizia arrivata dalla Gran Bretagna sull’istituzione del ministero per la solitudine è pura realtà.

Dobbiamo però concentrarci sui motivi di questa scelta e come mai è stata fatta: la piaga della solitudine nel Regno Unito è molto diffusa, in particolar modo nelle zone rurali e tra le persone anziane. Basti pensare che secondo le stime più recenti il 50% di essi vivono senza avere rapporti sociali in 2 settimane. La presidente May ha parlato di una vera e propria sfida generazionale per abbattere questo fenomeno, un’iniziativa veramente lodevole e misericordiosa nei confronti dei più deboli. Anche la deputata laburista Jo Cox, assassinata da un estremista di destra, era una forte promotrice di questo progetto che è stato finalmente attuato. La solitudine scientificamente parlando ha un effetto devastante sulle persone: secondo numerosi scienziati equivale a fumare 15 sigarette al giorno, aumenta il rischio di morte del 50% provoca infiammazioni all’apparato nervoso. È quindi importantissimo investire su questi tipi di progetti, e sarebbe un grande passo in avanti se altri stati del mondo provassero ad attuarli. Numerose però sono state le critiche a questo nuovo ministero, siccome secondo molti si dà una risposta fredda e burocratica a una condizione umana molto profonda e triste.

A questo punto una domanda sorge spontanea : “si potrebbe attuare questo progetto anche in Italia?” Personalmente credo che questo tipo di iniziativa sia da applicare nelle zone del mondo più ricche e ben gestite, in Italia sicuramente nel caso fosse istituito un ministero per la solitudine sarebbe gestito in modo non ottimale divenendo poco utile dal momento che il nostro Paese sta passando un periodo difficile della sua storia. Occorre anche riflettere sul fatto che nel Regno Unito, Stato molto prosepero e ricco, le persone sorridano meno e siano più tristi rispetto a coloro che vivono nelle favelas e nelle baraccopoli. L’ennesima prova che non sono i soldi a fare la felicità nelle persone.

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