Orlando, cosa resta dopo la strage?

di Daniela Tarquini

 

50 persone uccise e altrettante ferite, solo qualche giorno di “Pace” e sembra tutto svanito, scomparso nell’indifferenza di questo paese, si usa la scusa “È troppo lontano da noi” ma quanto deve essere vicino un attentato per colpirci davvero?  Quanto devono esserci care le persone uccise o ferite per muoverci dalla nostra continua indifferenza? Cosa deve accadere per farci alzare e lottare contro questi continui attacchi, che mirano a noi, a far finire il rispetto reciproco, ad uccidere quel briciolo di umanità che continua ad esistere.

Sicuramente queste parole – come mille di altrettante persone di nazionalità, religioni,culture e orientamenti sessualità diversi – saranno altre parole buttate al vento, per molti senza senso, ma, a distanza di pochi giorni, quelle cinquanta vittime sembrano svanite. Martiri senza volto, senza un nome , persone comuni che volevano passare una serata di gioia e divertimento, senza pregiudizi o stereotipi che ogni giorno affliggevano queste vittime ormai cadute nel dimenticatoio

A differenza di altri attacchi terroristici questo è stato dimenticato, insabbiato, come se queste persone morte siano un peso per la società, come se fossero spazzatura. Giorno dopo giorno continuo a pensare a quanto questo mondo stia diventando sempre più ipocrita: molti ragazzi vengono derisi perché sono diversi dagli altri, e ora gli stessi ragazzi che hanno fatto passare l’inferno a questi ultimi piangono per le vittime di questo attentato, ipocrita come piangere le vittime degli attentati in Francia o a Bruxelles dimenticandosi completamente di quello che succede quotidianamente nelle regioni arabe.

Quando finirà tutta questa finzione? Quando inizieremo a muoverci? Quando faremo qualcosa per cambiare?

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