Il prof. e la studentessa: possiamo ancora perdonare?

di Alberto Zali – Unanimità tra Ministero e sindacati nel voler sospendere dall’esercizio della propria professione Massimo De Angelis, il professore romano accusato di violenze sessuali su un’alunna quindicenne. Le parole della ministra Fedeli sono chiare a tal proposito: “Un insegnante che ha molestato una studentessa non può rimanere al proprio posto”. Eppure, De Angelis parla di amore.

Il professore romano non nega quanto è accaduto. È tutto vero. Chiede scusa per aver tradito se stesso, gli alunni, i colleghi e l’istituto. Nelle sue parole non vi é però rimpianto, solo una mesta impotenza. Mai – dichiara – in venticinque anni di insegnamento gli era accaduto di infatuarsi di una propria studentessa. Errare humanum est: vogliamo davvero stigmatizzare un uomo per i suoi sbagli? Abbiamo così tanto bisogno di creare questi capri espiatori? La ragazza nega, ma su una cosa De Angelis non è disposto a ritrattare: il rapporto era consenziente.

La nostra mente – Freud sarebbe d’accordo – tende a giustificare “i buoni”, i bambini, i più candidi. Facciamo ricadere la colpa sul “cattivo” di turno e ci rifiutiamo categoricamente di intaccare quell’idea di purezza cristallizzata nel nostro subconscio. Come potrebbe una ragazza quindicenne essere “colpevole”? Nondimeno, é fuorviante pensare che la realtà sia o tutta bianca o tutta nera. Cosa significa consenziente? De Angelis non avrebbe di certo potuto abusare di lei qualora glielo avesse impedito. Il fine avrebbe quindi giustificato i mezzi: tutto per recuperare due materie di indirizzo? La paura gioca brutti scherzi, così come il timore di essere giudicati da genitori e amici. Non c’é da stupirsi – né da biasimare – se la ragazza ha negato ogni sua più consapevole implicazione.

Il comportamento di De Angelis resta ingiustificabile.

L’amore, anche se sincero, non può scusare, né sul piano giuridico né sul piano etico, le azioni di un uomo che si è servito dell’autorità garantitagli dalla propria posizione per giacere con una sua studentessa. Eppure questo è: un uomo. Gli uomini sbagliano, lui ne pagherà le conseguenze. I suoi errori non lo rendono un mostro. I suoi errori non sono solamente suoi. La ragazza stessa si rigirerà nel proprio letto pensando a tutto quello che le è capitato. Errare humanum est, ma proprio per questo errando discitur; non siamo tanto più giusti quanti meno errori commettiamo. La nostra virtù sta nell’imparare e nel fuoriuscire dall’abisso in cui ci capita di precipitare. Siamo sicuri di voler negare ad un uomo, già dilaniato da chissà quali conflitti interiori, una seconda chance?