Quelle paure che ci prendono in ostaggio

wpid-la-vita-c3a8-bella-2-jpg

Diciotto anni fa, proprio in questi giorni, debuttava nelle sale italiane il famosissimo film “La Vita è Bella” di Roberto Benigni. Tutti conoscono la trama di questo film, ma ciò che rimane impresso al pubblico è la capacità di Guido Orefice, il protagonista, nel far vivere al figlio la terribile esperienza del campo di concentramento come se fosse un gioco. È impressionante come Guido, infatti, riesca ad alleggerire il bambino dalla paura che una simile esperienza provoca.
La sensazione di paura continua nel film è causata da tantissimi fattori il cui nodo centrale è comunque la guerra e la persecuzione contro gli ebrei, nodo per il quale l’incertezza corrode il cuore della gente sempre più nel profondo.
Durante questo periodo, appunto, le persone sono arrivate perfino ad avere paura di uscire di casa e questo ha provocato l’isolamento degli individui che annegano così nel loro terrore.
Una volta finita la seconda guerra mondiale, l’Europa ha avuto paura che quel fenomeno potesse ricapitare. Si aveva paura di avere ancora paura; si aveva paura che tornasse il tunnel del terrore che aveva ucciso milioni di persone, si aveva paura della vita.
Oggi si fa di tutto per evitare che questo tipo di angoscia faccia ritorno tra gli uomini, ma in alcuni paesi la guerra e l’inquietudine ad essa annessa non sono affatto finiti. In molte nazioni oggi non c’è nessun Guido Orefice che fa sembrare la guerra e la prigionia un gioco, non c’è nessuno che alleggerisca quel peso terribile.
Tuttavia per trattare di paura non c’è bisogno di andare troppo lontano o di esaminare una guerra mondiale, basta guardare ad alcune situazioni che accadono soprattutto tra i giovani. Il bullismo, sia fisico che psicologico ad esempio, provoca nella vittima una paura molto corrosiva: quella di incontrare il proprio bullo ovunque, compreso nella propria mente. Questo fenomeno, molto diffuso al giorno d’oggi, instilla la paura di fare o di essere qualcosa di sbagliato, di non essere quindi adatto alla vita ed è molto pericoloso perché questo può portare,  in casi estremi, a privarsi dell’esistenza stessa a causa di questa angoscia perenne con cui molto spesso non si è in grado di convivere. Ciò che dovrebbe spaventare di più, però, è il fatto che, siccome le persone per natura cercano di scansare le paure e non di superarle, tali paure finiscano in secondo piano permettendo così – nel silenzio del nostro inconscio – che esse si espandano in modo molto repentino. A questo punto sorgono spontanee almeno due domande: “E se la paura fosse la chiave di tutto il nostro dolore e la nostra sofferenza?”, “E se cercassimo di scoprire in modo più approfondito che cosa genera in noi la paura?”. Di certo non abbiamo molto. Sappiamo solo che la paura – molte volte – non è niente altro che la parete che ci tiene nascosta la vita. E che sta all’origine di ogni terrore, al punto di partenza di ogni violenza.

Elisa

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *