Il ruolo dei social nell’attentato di Manchester

a cura della Redazione Storie

– Nella serata di lunedì 22 maggio, panico e sangue sono subentrati alla fine del concerto di Ariana Grande, nella Manchester Arena stracolma di giovani. Un’esplosione, confusa e rapida, ha provocato ventidue morti e cinquantanove feriti.
Si poteva prevenire? Chi ha organizzato questo attacco? Chi ha reclutato il giovane?

Queste sono alcune delle domande più quotate dopo l’attentato; la polizia è certa che ci sia un social network che ha aiutato Salman Abedi, il kamikaze, ad organizzare l’attacco, e si sta cercando il presunto artificiere che avrebbe dato all’attentatore un ordigno abbastanza potente da uccidere e ferire più di novanta persone.

La polizia britannica ha arrestato altre due persone che sarebbero collegate a Salman Abedi, facendo così salire ad otto le persone fermate. Sale intanto la polemica sulla mancata prevenzione: secondo il noto giornale britannico, Telegraph, il ventiduenne sarebbe stato segnalato alle autorità almeno cinque volte, ma non è mai stato fermato. In particolare alcuni amici del ragazzo avrebbero contattato le autorità dopo che aveva detto loro che “essere un attentatore suicida era okay”.

Storie di straordinaria generosità

Due senza tetto, Stephen Jones e Chris Parker, si trovano vicino alla Manchester Arena e, dopo aver sentito l’esplosione, si sono precipitati verso l’arena per prestare i primi soccorsi. Stephen, svegliato dal boato, ha inizialmente pensato ad un petardo; Chris dopo essere stato buttato a terra da un getto d’aria, è corso verso il luogo dell’attentato: racconta di aver preso in braccio una bambina gravemente, ferita dall’esplosione, ma ancora viva e vederla morire tra le braccia dopo qualche minuto.

Paula Robinson ha raccolto una cinquantina di bambini che si erano allontanati dai genitori nella foga del momento. Una volta al sicuro in un hotel ha iniziato ad aggiornare sui social la condizioni dei giovani, avvertendo così genitori.

Un’intreccio di storie si è formato fra le persone che erano lì, in quella arena, lunedì sera, per divertirsi ed ascoltare musica. Tra tutte queste anime innocenti, si mischia quella nera, pesante e maledetta di Salman Abedi, un’anima in cerca della salvezza per mezzo della morte di altri. Noi di sharing, vi preghiamo di non abituarvi davanti a questi atti di follia che sono sempre più frequenti nel nostro mondo: restate scioccati, stupiti, terrificati da questi avvenimenti. Solo in questo modo, la nostra libertà avrà qualche speranza di restare tale.