#IConflittidelVenerdi – I Balcani sono così tranquilli come li si dipinge?

– di Vesselin Adriano Torrero

L’Europa Balcanica è da sempre stata identificata come una “polveriera” a causa dei continui contrasti con i popoli invasori (austriaci, ungheresi e turchi) prima e fra le diverse etnie riunite nella Jugoslavia dopo; in particolare la dissoluzione di questo stato federale, caratterizzata  da stragi che non si differenziano molto da quelle della Seconda Guerra mondiale, ha lasciato in eredità discordia e diffidenza in particolare fra croati e serbi, a cui è doveroso aggiungere le tensioni fra la Serbia e la neonata Repubblica del Kosovo.

KOSOVO E SERBIA: I RAPPORTI SI SONO INTERROTTI

Negli ultimi tempi si sono infatti inaspriti i rapporti fra il governo di Belgrado  e quello di Pristina, portando ad una rottura dopo un primo flebile tentativo di avviare un dialogo pacifico fra le due repubbliche; una prova eloquente ne è un mandato d’arresto serbo nei confronti dell’ex primo ministro kosovaro Ramush Haradinaj (che al momento si trovava in Francia), a cui è poi seguito il divieto per il presidente della Serbia Tomislav Nikolic di visitare l’ex regione autonoma in occasione del Natale ortodosso (si tratta di un grave affronto in quanto il popolo serbo affonda le proprie le radici nel Kosovo  ed è appunto questo il motivo per cui la Serbia si è opposta con tale decisione alla nascita di uno stato kosovaro).

Come si suol dire, “una ciliegia tira l’altra” ed i serbi residenti in Kosovo hanno boicottato le istituzioni locali, non riconoscendone la legittimità.

BOSNIA ED ERZEGOVINA: UN NUOVO TEATRO DI SCONTRO?

Come la storia ci insegna, tutto ciò ha portato ad un inevitabile inasprimento con tutti i partner commerciali del Kosovo fra i quali la Macedonia, il Montenegro (dove risiede una numerosa minoranza serba) ed ovviamente l’Albania, ritenuta responsabile della scissione dell’ex regione autonoma.

Un altro Paese in cui la situazione non è sicuramente delle migliori e’ la Bosnia ed Erzegovina, dove coesistono la Federazione croato-musulmana e la Repubblica serba. L’ultimo caso di tensione si è verificato il 9 gennaio a Banja Luka dove alcuni serbobosniaci hanno festeggiato la loro festa nazionale alla presenza di alcuni importanti autorità serbe (festa dichiarata illegale dalla dalla corte costituzionale bosniaca).

QUALI POTREBBERO ESSERE I POSSIBILI SVILUPPI FUTURI?

Ultimamente questa zona viene definita “stabile, ma fragile”, in special modo dalle autorità di Bruxelles, ma da quando è stato appena detto possiamo smentire questa tesi assurda e ribadire una volta per tutte la tensione che regna in questa regione.

In questo articolo non ho voluto scrivere riguardo un conflitto in corso ma di una situazione incandescente che potreebbe prima o poi esplodere, forse dando anche origine ad una nuova serie di violenze dei quali  non potremo rimanere indifferenti spettatori (neppure l’europeo più indifferente alle numerose tragedie che avvengono nel mondo può rimanere impassibile dinanzi ad un conflitto troppo vicino a casa propria).

Avendo tutti i Paesi sopra citati inoltrato la richiesta di essere ammessi nell’Unione Europea è naturale credere che questa organizzazione sovranazionale possa in qualche modo  pacificare la zona mediante l’apertura delle frontiere e l’imposizione di norme finalizzate al rispetto dei diritti dell’uomo, ma ciò resta tuttora un’ipotesi, in quanto è stato già affermato che per adesso l’UE non si ingrandirà mediante l’annessione di nuovi Paesi.

COSA SIGNIFICANO QUESTI ARTICOLI?

Questa rubrica in particolare, che uscirà tutti i venerdi alle 21, tratterà di conflitti di cui noi italiani, o meglio occidentali,  ignoriamo le cause e gli sviluppi, Paesi straziati da guerre civili e dai postumi delle nostre cosiddette “missioni di pace” che hanno come unico scopo l’appropriazione di materie prime e di territori strategici.
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