VIOLENZA E OMOFOBIA/Se questi sono dei genitori

di Tea Sperandio

– In California slitta il processo su un fatto grave accaduto lo scorso 21 giugno, ma vale comunque la pena di tornare a riflettere su quanto accaduto.

Che cosa era successo?

Anthony Avalos, un bambino di soli 10 anni, aveva detto alla madre di essere gay, affermando che gli piacevano i compagni maschi. Questa frase avrebbe scatenato in poco tempo l’ira dei genitori, soprattutto della madre.

La donna, Eather Maxine Barron, e il patrigno, Kareem Ernesto Leiva, avrebbero incominciato a picchiare violentemente il figlio davanti ai fratelli più piccoli, costringendo anche loro a malmenarlo. Purtroppo Anthony non è riuscito a sopravvivere ai maltrattamenti inflitti dai genitori, durati cinque giorni.

Quando il bimbo non era più in grado di reggersi in piedi, la madre ha chiamato i soccorsi, ma non c’era più niente da fare.

Dai referti autoptici risulta infatti che sul corpo del piccolo erano presenti numerose bruciature di sigaretta, tagli e lividi. Risulta inoltre che Anthony sia stato lasciato senza cibo e acqua, con il divieto di andare in bagno per tutto quel tempo.

I genitori hanno negato immediatamente le accuse, dicendo di non avere inflitto nessuna tortura al figlio. Poco dopo l’arresto dei due, però, una zia del bambino ha manifestato i suoi sospetti sul fatto che i maltrattamenti da parte dei genitori andassero avanti già da tempo.

Come mai il processo è stato rimandato?

Come detto all’inizio, dopo l’indagine preliminare, il processo è stato rimandato poiché nel frattempo sono venuti alla luce altri fatti riguardanti la famiglia. Infatti si è scoperto che Anthony, in precedenza, aveva subito abusi sessuali e si teme che i maltrattamenti fossero stati inflitti anche ai suoi fratelli. I due rischiano la condanna massima, ma tutto sarà deciso entro marzo.

Questo sconcertante fatto di cronaca sollecita due ordini di riflessione, il primo riguarda l’omofobia e il secondo la violenza contro i figli in una situazione familiare profondamente degradata.

Bisognerebbe chiedersi se un bambino così piccolo, nel pieno dello sviluppo della sua identità, possa già essere in grado di esprimere con certezza il proprio orientamento sessuale. E anche se così fosse, questo percorso dovrebbe essere accompagnato dalla famiglia anziché ostacolato con la violenza.

Se un bambino, che sta sicuramente vivendo un periodo di scoperta di se stesso non facile, non trova un appoggio nelle prime persone che dovrebbero sostenerlo e soprattutto capirlo ed accettarlo per quello che è, a chi potrebbe mai rivolgersi in caso di dubbi ed insicurezze?

In questo caso specifico si può pensare che la presunta omosessualità di Anthony sia stata solo un pretesto per commettere violenza sul figlio, poiché quei genitori probabilmente gli avrebbero comunque fatto del male. Dal tipo di violenze commesse sul bambino si capisce anche che il clima del nucleo familiare era altamente compromesso e non adatto per la crescita dei bambini.

Situazioni di questo tipo purtroppo esistono in vari contesti sociali e, per riuscire ad individuarle in tempo, è molto importante la collaborazione e l’attenzione anche da parte della comunità: vicinato, insegnanti o altre persone con cui la famiglia e il bambino vengono in contatto quotidianamente. È a questo livello che, facendo parte di una comunità, entra in gioco la responsabilità di ciascuno di noi.