BURQUA ILLEGALE/Una legge che ci tutela davvero?

Alla vigilia della festa della donna, in Liguria è entrato in vigore un provvedimento che ha già scatenato numerose critiche e altrettanti consensi.
Questa decisione così discussa vieta alle donne che indossano il burqa di avere accesso ad alcune strutture, come ospedali e uffici pubblici comunali. Ciò che sorprende di più è il fatto che in Liguria la presenza di persone che effettivamente utilizzano il velo integrale è pressoché nulla, quindi questa decisione appare a molti come una semplice provocazione verso la comunità Islamica.
In Francia e in Belgio, così anche come nel Canton Ticino in Svizzera, tra il 2010 e il 2013 il parlamento ha approvato il divieto ad indossare il burqa e qualsiasi altra veste che copre totalmente il viso, non solo negli edifici comunali, ma anche in tutti i luoghi pubblici. È lo stesso Imam della Moschea di Sestri Levante a precisare che la religione Musulmana non obbliga le donne a coprire il volto: si tratta di una libera scelta ed è per questo che la decisione della Francia, in termini di legge, non lede la libertà di culto. Questo sembra spianare la strada a tutti i Paesi che hanno preso in considerazione l’idea di mettere in vigore la stessa legge di questi tre Stati. A seguito dei recenti avvenimenti possiamo affermare che l’Italia sia uno di questi?

Il bureau: un simbolo di sottomissione?
Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, fautore di questo provvedimento, afferma che una delle principali ragioni per cui ha voluto proporre questa iniziativa sia il fatto che, come molti altri, ritiene questa veste un chiaro simbolo di sottomissione della donna: un fenomeno che in Italia non deve affatto essere presente. Questo spiega anche la scelta di inaugurarne il divieto l’8 marzo. Chiedendo ai ragazzi del luogo è facile rendersi conto di quante siano le opinioni differenti. Tra tutte spicca chi afferma che “le donne che vengono in Italia indossano il burqa di loro spontanea volontà e per fedeltà al loro Dio. Questo non è il modo più corretto per protestare contro la sottomissione delle donne. Non si può togliere, infatti, a qualcuno il diritto di indossare una veste caratteristica di una religione, come pretesto per combattere un fenomeno che certamente non cambierà dopo questo tentativo”.

Sotto al velo si nasconde un vero pericolo?
Già dal 1975 in Italia esiste una legge che vieta ai cittadini di frequentare luoghi pubblici indossando copricapi che non permettono di vedere chiaramente il loro volto.
La legge enuncia: “È vietato l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo.“
Sorge proprio qui il dubbio: la religione entra a far parte di questi “motivi giustificati“?
È facile comprendere come questa legge serva a tutelare i cittadini, cercando di garantire un senso di sicurezza a chiunque si trovi in un qualsiasi luogo della città, ma la presenza di donne che indossano il velo integrale mette a disagio o spaventa gli Italiani?
I giovani si dividono in due gruppi ben distinti, chi si sente protetto da questa legge e approva il divieto afferma: “In un parco con la mia sorellina non mi sentirei tranquillo vedendo una decina di donne col burqa, assolutamente non per razzismo, ma semplicemente perché essendo abituato a trovarmi attorno persone che non lo indossano, non mi sentirei a mio agio in mezzo ad esse”; o anche “Preferisco poter vedere il volto di chi mi passa accanto. Con il viso coperto ovviamente una persona può insospettire. In Italia non siamo abituati a convivere con donne che indossano il burqa e per quanto io possa capire la loro religione, la cosa non mi fa sentire sicura“.
I rimanenti, che trovano inutile questa legge, la pensano in modo molto diverso: “È caratteristico del ventunesimo secolo avere una mentalità più aperta e tollerante verso le differenze e non vi vedo nessun problema se una persona si veste come vuole coprendosi il volto. Non credo nemmeno che la decisione di Toti mi tuteli. Inoltre, le donne in questione potrebbero interpretare questo provvedimento come razzista“.

Si tratta solo di una provocazione?
Visto che ci sono state più polemiche riguardanti questa scelta che benefici che se ne trarranno, sorge un dubbio: qual è la vera ragione che ha spinto il presidente della Regione a promuovere questo cambiamento? Gli adulti che appoggiano questo provvedimento sono di più rispetto ai giovani, anche se la maggioranza ritiene che questo dovrebbe far riflettere non solo sulla decisione in sé, ma anche su tutto ciò che ha portato a questa scelta. Qualcuno commenta: “Sono convinta che questa nuova legge sia una provocazione: non mi è finora capitato di incontrare per le strade delle nostre città donne col burqa, frequentemente indossano solo l’hijab; – la forma di velo più comune in Occidente, che consiste unicamente in un foulard che copre capelli e collo, di solito accompagnato da una veste larga – penso quindi che questa nuova legge abbia lo scopo di far riflettere su questioni etiche, più che di sicurezza“.
“Uno stato laico come l’Italia deve tutelare i propri cittadini nella sicurezza e nell’equità di trattamento, le religioni devono essere tenute fuori“ affermano altri, augurandosi che “col tempo il buon senso cominci a fare da padrone“.

Dubbi troppo grandi per noi
Si trovano tutti d’accordo sul fatto che si tratti di un discorso difficile da affrontare, di cui non si può parlare senza conoscere a fondo le ragioni sia di chi appoggia sia di chi non apprezza questo provvedimento. “I punti di vista di entrambi sono motivati: da un lato è giusto che in luoghi pubblici non si debbano indossare indumenti che ci coprono completamente, non per una questione di pregiudizio verso qualcuno, semplicemente per una ragione di sicurezza. Dall’altro, è scorretto chiedere ai Musulmani di violare completamente un loro credo. Non ho risposte a un problema così complesso“, ci confida una ragazza. “La parola libertà ha un significato unico e non la si può modificare secondo i propri principi, quindi non si possono obbligare le persone ad adeguarsi al nostro concetto di libertà: ad altri può apparire come una violazione dei loro diritti. Ogni persona dovrebbe essere libera di indossare o meno il burqa. È normale che inizialmente ci siano dei pregiudizi, perché viviamo in un paese che non è abituato alle usanze estere e soprattutto in questo periodo penso sia abbastanza giustificato avere paura. Questo comunque non deve permetterci di violare i diritti altrui“.

 

Se sei curioso di sapere l’opinione dei Liguri rispetto ad altre vicende, non puoi non leggere l’articolo dedicato a ciò che pensano di Donald Trump.

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